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“I dati per la nostra regione – commenta però il presidente di Legambiente Emilia-Romagna, Davide Ferraresi – non sono del tutto negativi, le azioni messe in campo in questi anni stanno dando risultati. Occorre però essere più incisivi, perché al 2030 mancano solo 5 anni. Occorre potenziare il trasporto pubblico locale e abbandonare i progetti obsoleti di nuove autostrade e di allargamento delle esistenti per favorire il trasporto su ferro. Occorre anche incentivare l’efficientamento energetico degli edifici, la dismissione delle caldaie a gas e del riscaldamento a biomassa in città insieme alla produzione di energia da fonti rinnovabili”.
Ciò a cui fa riferimento Ferraresi, nel vedere alcuni aspetti positivi, sono i dati medi annuali sotto il limite massimo stabilito in 40 µg/mc, nessuna città in Emilia Romagna li ha superati ma solo una, Forlì, rispetta i limiti inseriti nella nuova normativa approvata a livello comunitario che entrerà in vigore nel 2030 e che fissa per le Pm10 la concertazione media a 20 µg/mc.
Situazione migliore per quanto riguarda invece l’NO2, un inquinante più specificatamente dovuto al trasporto su strada. Solo Modena e Rimini tra i capoluoghi di provincia in regione necessitano di interventi correttivi rispetto ai nuovi nuovi valori richiesti dalla direttiva comunitaria (20 µg/mc).
In tabella i dati riportati da Legambiente aggiornati sul sito di Arpae fino al 3 novembre del 2024:
“I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, con riferimento alla situazione in tutta Italia – con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell’Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’Oms per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia“.
La situazione italiana nel 2024 è di 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, che hanno superato i limiti di legge per il PM10. In cima alla classifica si trova Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano (centralina di via Marche) con 68. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo. Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64.
Legambiente sottolinea dunque che per uscire dall’emergenza smog servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento.
Queste le priorità indicate:
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