Attualità
10 Febbraio 2025
In città come in Emilia Romagna la situazione migliora ma secondo Legambiente, che ha redatto il report, si deve fare di più

Mal’Aria. Ferrara supera il limite di PM10 38 giorni nel 2024

di Pietro Perelli | 4 min

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Trentotto sforamenti in un anno, tre in più rispetto a quelli imposti dai limiti di legge sul superamento medio giornaliero di Pm10, si sono registrati a Ferrara nel 2024. Il limite è di 50 microgrammi/metro cubo e in Emilia Romagna sono 5 su 9 le città che lo hanno superato stando al report di Legambiente Mal’Aria: Modena è la peggiore con 52 sforamenti in un anno, seguita da Piacenza e Rimini a 40, Ferrara a 38 e Ravenna a 37.

“I dati per la nostra regione – commenta però il presidente di Legambiente Emilia-Romagna, Davide Ferraresi – non sono del tutto negativi, le azioni messe in campo in questi anni stanno dando risultati. Occorre però essere più incisivi, perché al 2030 mancano solo 5 anni. Occorre potenziare il trasporto pubblico locale e abbandonare i progetti obsoleti di nuove autostrade e di allargamento delle esistenti per favorire il trasporto su ferro. Occorre anche incentivare l’efficientamento energetico degli edifici, la dismissione delle caldaie a gas e del riscaldamento a biomassa in città insieme alla produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Ciò a cui fa riferimento Ferraresi, nel vedere alcuni aspetti positivi, sono i dati medi annuali sotto il limite massimo stabilito in 40 µg/mc, nessuna città in Emilia Romagna li ha superati ma solo una, Forlì, rispetta i limiti inseriti nella nuova normativa approvata a livello comunitario che entrerà in vigore nel 2030 e che fissa per le Pm10 la concertazione media a 20 µg/mc.

Situazione migliore per quanto riguarda invece l’NO2, un inquinante più specificatamente dovuto al trasporto su strada. Solo Modena e Rimini tra i capoluoghi di provincia in regione necessitano di interventi correttivi rispetto ai nuovi nuovi valori richiesti dalla direttiva comunitaria (20 µg/mc).

In tabella i dati riportati da Legambiente aggiornati sul sito di Arpae fino al 3 novembre del 2024:

“Se da un lato – avverte però Ferraresi – alcune politiche regionali sono state coerenti con gli obiettivi da raggiungere, dall’altro permangono progetti che vanno in senso opposto come, sul versante delle infrastrutture trasportistiche, l’autostrada Cispadana o il Passante di Bologna; insieme a queste vi sono gli impianti in fase di realizzazione per la distribuzione del gas metano, come il rigassificatore di Ravenna e i nuovi metanodotti. Occorre, ultima ma non ultima, una nota sul mondo dell’agricoltura. Abbiamo visto in questi anni un impegno progressivo su diversi fronti per ridurre le emissioni inquinanti, ma restano forti criticità proprio nel settore agrozootecnico: se nel bacino padano vogliamo un’aria più pulita occorre che anche i soggetti di questo ambito facciano la loro parte“.

I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, con riferimento alla situazione in tutta Italia – con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell’Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’Oms per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia“.

La situazione italiana nel 2024 è di 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, che hanno superato i limiti di legge per il PM10. In cima alla classifica si trova Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano (centralina di via Marche) con 68. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo. Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64.

Legambiente sottolinea dunque che per uscire dall’emergenza smog servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento.

Queste le priorità indicate:

  • Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall’altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso;
  • Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali;
  • Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l’accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti;
  • Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.
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