Lettere al Direttore
6 Febbraio 2025

Caso Vassallo. Replica del senatore e controreplica

di Redazione | 6 min

Egregio direttore,

La ringrazio della Sua pubblica risposta sul caso della medaglia al Carabiniere Vassallo, perché mi consente di dimostrare la Sua malafede.

Lei il 21 gennaio scorso ha scritto testualmente: “Giorgia Meloni chiede la medaglia d’onore per chi rastrellava partigiani”. Adesso ribadisce questa infamante accusa citando la legge n. 296/2006 ma avendo cura di precisare un “piccolo” dettaglio, cioè che in realtà la proposta non è di Giorgia Meloni ma di un apposito comitato istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri e presieduto dal presidente del consiglio, cui pertanto andrebbe addebita comunque la responsabilità.

Peccato che lei si scordi di citare per intero la norma, che infatti precisa “o da un suo delegato”. E soprattutto non dia conto da chi sia composto detto Comitato. Lo faccio io: “Il Comitato, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un suo delegato, (è) costituito dai rappresentanti dei ministeri della difesa, degli affari esteri, dell’interno e dell’economia e delle finanze, dell’Associazione nazionale reduci della prigionia, dall’internamento e dalla guerra di liberazione (ANRP) e dell’Associazione nazionale ex internati (ANEI), nonché da un rappresentante dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM)”.

Risulta quindi falso quel che lei scrive, dato che con ogni evidenza non si tratta di una decisione individuale di Giorgia Meloni (che nemmeno vi partecipa se non attraverso un proprio delegato) ma di una decisione collegiale presa da un comitato dove sono ampiamente rappresentate anche le associazioni interessate, a cominciare proprio da quelle dei reduci degli internati e della guerra di Liberazione. Ma questo è il meno.

Leggendo la normativa si apprende infatti che la concessione della medaglia d’onore alle persone individuate al termine dell’istruttoria del Comitato “avviene tramite l’adozione di un decreto del Presidente della Repubblica”. Questo lei si guarda bene dal dirlo, forse perché qualcuno, applicando la Sua aberrante logica, potrebbe sentirsi legittimato ad affermare che sia stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad attribuire la medaglia “a chi rastrellava partigiani” seppur su proposta del comitato.

Si dirà: ma cosa poteva saperne Mattarella? Giusto, ma allora lo stesso ragionamento dovrebbe valere anche per Meloni. O la Sua faziosità è tale da applicare due pesi e due misure? La domanda è retorica e contiene già la risposta.

Ma andiamo al merito. Lei accusa Vassallo di essere stato un “rastrellatore di partigiani” (accusa poi corretta in renitenti alla leva) ma l’unica “prova” che porta sono alcune testimonianze che dicono di averlo visto in compagnia di soldati tedeschi ed alcune foto che lei dice di aver visionato. E cita un archivio “Livio Valentini” che indicherebbe Vassallo come caduto della Rsi in quanto appartenete alla GNR.

Non conosco questo archivio e non so se sia vero o meno quel che Lei scrive, ma so per certo che quando Vassallo è stato assassinato il giorno 8 maggio 1945 le bande armate che imperversavano per Argenta non erano certo composte da fascisti (ormai sconfitti ed in fuga) ma da comunisti, su cui infatti ricaddero i sospetti. Tutti sanno che dopo la Liberazione le esecuzioni sommarie di fascisti o ritenuti tali o anche semplicemente di “nemici di classe” furono centinaia solo in provincia di Ferrara. Non sarà questo il vero motivo per cui si è sollevato tanto clamore su questa onorificenza a distanza di 80 anni da quei fatti? Forse che disturba ricordare una vittima “scomoda” della guerra civile, proseguita ben oltre la fine della guerra?

Ma, Lei aggiunge: “era della Guardia Nazionale Repubblicana” di Salò !!! E quindi meritevole di damnatio memoriae. Peccato che Lei ometta di raccontare che non fu una libera scelta di Vassallo entrare nella GNR ma una imposizione della Rsi, che decise di inquadrare tutti gli ex Carabinieri del Regno in questa formazione militare, cui demandare i compiti di polizia militare e di ordine pubblico (di qui forse il suo presunto affiancamento ai tedeschi durante i primi mesi successivi all’8 settembre). Ma è un fatto certo che, quando i fascisti pretesero il giuramento di fedeltà alla Rsi, Vassallo rifiutò ben sapendo le conseguenze, cioè l’internamento in Germania. Una scelta coraggiosa che gli fa solo onore. Ritengo quindi vergognoso che si voglia infangare la sua memoria solo perché i principali sospettati del suo omicidio fossero i comunisti.

Un’ultima considerazione. Pur ammettendo per ipotesi che prima del 1944 Vassallo abbia avuto simpatie fasciste (come altri milioni di italiani dell’epoca) dove sarebbe lo scandalo? Vogliamo fare qualche confronto? Dario Fo, premio Nobel per la letteratura, andò volontario nell’esercito di Salò, addirittura come paracadutista, che come noto è un corpo di élite. Perchè Estense.com non propone di revocargli il premio? Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e punto di riferimento della intellighenzia di sinistra per decenni, fu un convinto sostenitore del regime fascista fino alla fine, autorevole redattore di “Roma Fascista”. Fu nominato Cavaliere di Gran Croce da Oscar Luigi Scalfaro. Perchè Estense.com non chiede di revocargli questa che è una delle più alte onorificenze della Repubblica?

Giovanni Spadolini, già presidente del Senato e senatore a vita, ancora nel 1944 scriveva sul periodico fascista “Italia e Civiltà” insieme a Giovanni Gentile (poi assassinato dai comunisti). A Giovanni Spadolini è intestata la prestigiosissima Biblioteca del Senato. Perchè Estense.com non promuove una petizione per revocare questa intitolazione? Si dirà, ma questi e tanti altri dopo la guerra ebbero modo di riabilitarsi. Giusto. Peccato che a Vassallo i suoi assassini non abbiano dato questa stessa occasione.

Potrei continuare per pagine e pagine con esempi come quelli citati sopra. Ma credo di potermi fermare qui. Sono convinto che chi vuol capire abbia capito eccome.

Sen. Alberto Balboni

 

Gentile Senatore,

ricevo la sua lunga lettera e le rispondo per punti.

Per quanto riguarda il distinguo su Meloni e delegato la rimando al concetto di sineddoche che provavo a spiegarle nella mia prima risposta.

Per quanto concerne Mattarella, le rispondo con la Costituzione: “Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità. Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri”.

Sull’assassinio di Vassallo, sarei felicissimo se venisse scoperto e punito il responsabile o i responsabili. Questo sì che sarebbe un bel regalo, credo, per i famigliari. E qui accolgo, unica, la circostanza che solleva sul fatto che al brigadiere non fu data possibilità di eventuale riabilitazione.

Non so poi da dove Lei tragga la certezza che “quando i fascisti pretesero il giuramento di fedeltà alla Rsi, Vassallo rifiutò ben sapendo le conseguenze, cioè l’internamento in Germania”. Le testimonianze raccolte da Egidio Checcoli datano il suo collaborazionismo fino all’agosto del 1944.

Mi accusa infine di aver omesso di raccontare che “non fu una libera scelta di Vassallo entrare nella GNR ma una imposizione della Rsi, che decise di inquadrare tutti gli ex Carabinieri del Regno in questa formazione militare, cui demandare i compiti di polizia militare e di ordine pubblico”.

Chiudo ricordandole il messaggio dell’allora tenente colonnello Marco Bianco (uno dei fondatori del Comando Arma Carabinieri Reali dell’Italia liberata) rivolto ai Carabinieri nel novembre del 1943.

Dopo aver ribadito che l’Arma fin dalla notte dell’armistizio è schierata contro l’occupazione tedesca, con diversi militari “trucidati dal piombo germanico” chiuderà il suo messaggio con questo appello: “A voi che avete fatto, che fate e che, farete il vostro dovere, a voi che tornerete con alamari lucenti, non infangati dall’onta del tradimento, l’Arma schiuderà le braccia e vi stringerà al seno. A coloro che hanno tentennato nell’ora della prova, che hanno titubato nel momento del pericolo o, peggio ancora, hanno trescato col nemico, l’Arma rivolgerà sdegnosa un solo motto: Non vi conosco!”.

mz

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