“Inaccettabile”. È con questa parola che i sindacati (Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil) descrivono la decisione unilaterale di Berco di disdire il Ccia (Contratto collettivo integrativo aziendale) dal primo di marzo del 2025. E questo “nonostante la disponibilità delle sigle sindacali ad aprire una discussione sulla rinegoziazione del contratto”, una scelta unilaterale dell’azienda che “ha deciso comunque di procedere con la disdetta”. Una decisione comunicata tramite pec dopo una breve videocall.
Oltre al licenziamento di 400 operai, 158 sono quelli che hanno scelto di uscire volontariamente, e con una trattativa in cui è coinvolto anche il Ministero delle imprese e del made in Italy da riprendere, l’azienda ha sempre dichiarato di voler stralciare il contratto integrativo aziendale, un accordo che implementa il Ccnl.
“Nel mese di dicembre – raccontano i sindacati -, fino al 3 gennaio 2025, le parti si sono confrontate su un’ipotesi di nuovo contratto aziendale, trovando anche una condivisione su temi importanti come ad esempio l’orario di lavoro“. L’impressione era quella di “aver trovato la strada per arrivare ad una intesa in tempi anche relativamente brevi” e invece “il 3 gennaio, l’azienda ha comunicato la sua volontà di sospendere e non proseguire il confronto“.
Il 31 gennaio “disdice il Contratto Aziendale dichiarando che non è stato possibile trovare una condivisione su un nuovo Ccia, contraddicendo quanto fatto e discusso nelle settimane in cui si era svolto il confronto”.
“È evidente – proseguono i sindacati – che un atteggiamento del genere è irresponsabile e mina alla base qualsiasi possibilità di trovare una soluzione alla difficile crisi che sta colpendo i Lavoratori di Berco e l’azienda stessa e che avrà ripercussioni negative sull’intero territorio provinciale”.
L’azienda, secondo le sigle sindacali, “sta mettendo in atto una strategia di ricatto anche in relazione agli esuberi, chiedendo di rinunciare all’intero salario aziendale e dettando unilateralmente le condizioni per un eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali, minacciando che se il sindacato non accetta tale impostazione licenzieranno i lavoratori”.
Martedì 4 febbraio in assemblea, le OO.SS insieme alle lavoratrici e ai lavoratori decideranno come rispondere una presa di posizione che considerano “arrogante e prepotente”.
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