Lettere al Direttore
24 Gennaio 2025

26 Gennaio 1943: Nikolajewka

di Redazione | 3 min

In quella gelida livida mattina del 26 Gennaio, Mario Rigoni fuma una sigaretta prima di andare all’attacco, l’ennesimo dei tanti sostenuti nei giorni precedenti tra le fila dell’eroica Tridentina, l’ultima ferrea Divisione che ancora resiste e combatte, e attorno alla quale si è andata via via ingrossando una fila interminabile di sbandati, spesso completamenti inermi, che sperano che si riesca ad aprire un varco per sfuggire alla morsa del nemico.

Lui, il “sergentmagiù”, un “vecio” di non ancora 22 anni, comincia a muoversi con quel che resta del suo Vestone, incitando i suoi, dapprima esitanti, ad un ultimo sforzo. Sono stati mandati avanti insieme ai pochi ancora in grado di battersi del Val Chiese e del Verona. Sono tutti provati, sfiniti, congelati, affamati, quasi del tutto privi delle armi necessarie a contrastare le soverchianti forze nemiche. L’unica cosa che ancora conservano è il grande senso del dovere che li ha sempre contraddistinti, unito al coraggio di chi non si vuole arrendere, e che li spinge ad andare avanti.

Ma tutto questo non basta. Il tempo scorre, la battaglia infuria, gli Alpini sono costretti a ritirarsi. E’ quasi sera, la situazione appare senza via d’uscita. Toccherà ai ragazzi dell’Edolo sferrare l’ultimo attacco. Schierati con la bandiera di combattimento in testa, si butteranno nella mischia lottando senza mai retrocedere, ma senza riuscire a sfondare. Sono giovani, giovanissimi, come del resto lo erano quelli che li avevano preceduti fin dal mattino, o quelli decimati nelle battaglie precedenti, ma prima di tutto sono Alpini. “Anche l’eroico per loro è normale. Lo straordinario ordinario”. E mentre quelli che ancora possono imbracciare un’arma continuano il loro generoso tentativo, la marea umana di chi, tentando di sfuggire alla prigionia e alla morte, aveva continuato a convergere, si allarga sempre più.

E sarà questa l’ultima carta della disperazione che il Generale Reverberi decide di giocare, e al grido di “TRIDENTINA AVANTI!”, che passerà ben presto di bocca in bocca , riuscirà a trascinare quella immensa valanga di uomini, muli, slitte stracariche di feriti, che quando possono continuano a sparare, fino a ricongiungersi con quelli che ancora tengono testa al nemico, e a travolgere i Russi come un fiume in piena. I resti di quella che fu un’intera Armata, dopo la tragedia di una tardiva, inaudita e spaventosa ritirata, riecono a spezzare l’ultimo anello di accerchiamento, e “tornar a baita”.

“Ci hanno detto che fummo meravigliosi. Forse sarà vero ma una lunga strada è stata segnata: ossa, zaini, scarponi, armi, sangue. Ora su queste cose il vento dondola i grani”.

Fiorenza Bignozzi

Per commemorare la “GIORNATA NAZIONALE DELLA MEMORIA E DEL SACRIFICIO DEGLI ALPINI” una Santa Messa sarà celebrata Domenica 26 Gennaio alle ore 11,30 nella Chiesa di Santo Spirito per iniziativa del Gruppo Alpini di Ferrara per la Sezione Bolognese-Romagnola dell’Associazione Nazionale Alpini.

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