“Nei momenti più drammatici a volte nascono cose nuove e straordinarie”. Inizia con queste parole una riflessione di Domenico Bedin che prosegue: “A Ferrara da quando è iniziato l’inverno e il freddo si è fatto sentire sono riapparsi i fantasmi che dormono sui cartoni sotto i portici del centro e nelle case abbandonate della periferia”.
“Sollecitata da tanti l’amministrazione – continua il presidente di Viale K – ha risposto che per i senza tetto già si spende tanto e che si è organizzato un sistema forte di accoglienza. Intanto però gli ‘invisibili’ restano per strada e allora viene da chiedersi se questi soldi sono stati spesi bene. Anche i dormitori non riescono a soddisfare il bisogno di proteggere queste persone che spesso non vi vogliono entrare”.
“Sembra una guerra perduta – chiosa – e ci si giustifica dicendo che non si può aiutare chi non vuole esserlo”.
Succede però, che una sera di dicembre, “due donne che escono da un locale del centro vedono, si interrogano, tornano indietro e rompono il muro invisibile di timore, si accostano al mucchio di coperte e parlano con un uomo disteso che cerca di dormire”. Non si fermano a questo e “la sera dopo tornano con qualcosa di caldo e continuano il dialogo, imparano il nome, ne scoprono altri sotto altri portici e ne imparano i nomi”. Incontrano allora “un altro gruppetto di donne che fanno la stessa ronda, si scambiano informazioni”.
Così decidono di “mettere la loro esperienza sulla rete e chiedono aiuto, in un attimo si riempie un magazzino di generi di prima necessità, si aggiungono altre donne, diventano una quarantina e poi altri chiedono di dare una mano”.
“Le ronde solidali – racconta Bedin – si ripetono ogni sera. Si chiamano reciprocamente per nome, si prende confidenza, si raccontano le storie di vita, le paure, le malattie, le dipendenze e i sogni. Alcuni si convincono di rivolgersi al dormitorio, altri a curarsi, a lavarsi e cambiarsi i vestiti consunti. Tutto nella più totale gratuità e simpatia. Anche chi non si smuove dal suo giaciglio sorride e sente di essere voluto bene”.
La cosa “nuova e straordinaria” avviene però più in quelle “donne che hanno venduto e aperto il cuore vincendo l’indifferenza e la paura di essere giudicate”.
“Ho sentito parole laicamente evangeliche – conclude – perché profondamente umane uscire da quei dialoghi sotto i portici. E ho anche capito che non tutti accetteranno un posto caldo e forse non è neppure quello che cercano. Ma essere chiamati per nome da una donna che ti chiede come stai e che verrà anche domani sera vale di più. Questo è la novità che può rigenerare la nostra città”.
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