Attualità
21 Gennaio 2025
A Giuseppe Vassallo è già stata intitolata la sede dell’Associazione Carabinieri a Ferrara. Ma le testimonianze raccolte da Egidio Checcoli raccontano un’altra storia

Giorgia Meloni chiede la medaglia d’onore per chi rastrellava i partigiani

di Marco Zavagli | 4 min

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A Giuseppe Vassallo è già stata inaugurata lo scorso ottobre, con un cerimonia alla presenza della massime autorità civili, in piazza del Municipio, la sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Ferrara.

La motivazione, che aveva spinto anche il generale dell’Arma Giuseppe Zuccher a rendergli omaggio nel corso di un incontro con il vicesindaco Alessandro Balboni, voleva il militare “trucidato dai nazifascisti nel secondo conflitto mondiale”.

A Giuseppe Vassallo il prossimo 27 gennaio – come prevede un decreto del Presidente della Repubblica firmato il 21 giugno 2024 – verrà conferita, in occasione del Giorno della Memoria, su proposta della presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni, la medaglia d’onore.

Questo perché, recita il documento, gli era stato negato lo status di prigioniero di guerra e venne internato in un lager nazista.

Eppure di Giuseppe Vassallo all’interno di lager nazisti non c’è traccia. Tracce ce ne sono, e diverse, di quello che compì Giuseppe Vassallo nelle campagne di Filo dall’8 settembre 1943 in poi.

Ne ha raccolto le prove, con tanto di testimonianze dirette di sopravvissuti, Egidio Checcoli, presidente di Legacoop negli anni ’90 che è nato e vissuto nell’area in cui operava il carabiniere in procinto di essere ricordato con medaglia d’onore, Filo di Argenta.

Checcoli, insieme al suo collaboratore Gianluca Battisti, ha esteso le ricerche anche in Germania. Gli Arolsen Archives (il centro internazionale di documentazione, informazione e ricerca sulla persecuzione nazista), a esplicita richiesta, rispondono lo scorso 7 ottobre che di Vassallo non c’è traccia tra i nomi degli internati nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale.

L’archivio ammette comunque che, a causa della guerra, molti documenti sono andati perduti e consiglia di rivolgersi ad altri centri, tra cui il Comité international de la Croix-Rouge di Ginevra, dove si ottiene uguale risultato.

E nemmeno lo stesso Archivio Storico dei Beni storici e documentali dei Carabinieri è riuscito a rintracciare qualche informazione sul militare in odore di santità.

Nulla nemmeno negli archivi Imi (Internati Militari Italiani).

Di Vassallo (Giuseppe Vassallo di Angelo, nato a Butera (Cl) il 6 marzo, grado caporale maggiore) c’è invece traccia nell’elenco “Livio Valentini”, che ricorda e celebra le vittime di chi aderì alla Repubblica di Salò. Di lui si legge che è morto a Filo di Argenta l’8 maggio 1945 e che era appartenente alla Guardia Nazionale Repubblicana, la forza armata istituita dalla Repubblica Sociale Italiana.

Ecco perché Checcoli sente di potersi definire “allibito e deluso” quando ha letto sulla stampa che la nuova sede dell’Associazione dei Carabinieri di Ferrara sarebbe stata dedicata alla memoria del carabiniere Vassallo Giuseppe “trucidato da bande criminali; unica motivazione: aver adempiuto ai suoi compiti di servitore dello stato”.

In base ai documenti raccolti, Checcoli ricorda che Vassallo, “aggregato alla caserma di Filo, in data 8 dicembre 1943 entrò nel distaccamento della Guardia Nazionale Repubblicana di Filo”. Successivamente, il 5 agosto 1944, si insediò nella caserma dei Carabinieri Reali un comando tedesco “mettendo in stato d’arresto i carabinieri, compreso il brigadiere, e i militi repubblichini per verificare se gli stessi fossero iscritti al partito fascista”.

È quanto viene riportato nel cronicon della parrocchia di Filo. Ma “il ricordo dei filesi che hanno vissuto il periodo bellico – riprende Checcoli -, e di seguito la memoria trasmessa negli anni successivi,  è completamente difforme rispetto all’immagine che si evince dagli articoli pubblicati nei giorni seguenti all’inaugurazione della sede dell’Associazione dei carabinieri di Ferrara e dedicata alla memoria del carabiniere Vassallo”.

Questo perché “la narrazione è parziale e manca dei passaggi cruciali per verificare cosa è avvenuto nel paese, dove il carabiniere Vassallo ha operato”.

Ecco quindi le testimonianze. “Dai racconti di chi ha vissuto quel drammatico periodo, emerge con chiarezza che il ricordo del carabiniere Vassallo non è affatto quello di un servitore dello Stato e della comunità filese, bensì di uno scrupoloso servitore delle forze di occupazione tedesca e della milizia fascista, rappresentata dalla G.N.R. nella quale è stato parte attiva”.

Il ricordo “è nitido, senza sfumature di grigio: il carabiniere Giuseppe Vassallo sulla carrozzina di una motocicletta, modello sidecar, a fianco di un soldato tedesco che la pilotava, altre volte assieme a due militi appartenenti della Guardia Nazionale Repubblicana, impegnati nella ricerca spasmodica di giovani renitenti alla leva. Lo scopo era quello di convincere i giovani del paese a combattere nella milizia fascista e in caso contrario spedirli in Germania, nei lager”.

“Tra i giovani renitenti alla leva – continua Checcoli – ci fu chi decise di aggregarsi alle brigate partigiane nell’Appennino tosco-emiliano e nelle valli di Comacchio, altri rimasero alla macchia beneficiando della protezione di famigliari e parenti, mentre qualcun  altro si costituì per paura di ritorsioni nei confronti dei famigliari e venne spedito nei lager tedeschi“,

Alla luce delle testimonianze raccolte dai ‘vecchi’ del paese, Checcoli si sente di poter dire che “quello che Vassallo ha fatto o che può aver subito, dopo il 5 agosto 1944, non può cancellare o attenuare i comportamenti precedenti”.

Anche perché, ricorda Checcoli, “l’Arma fin dalla notte dell’armistizio si è schierata contro l’occupazione tedesca” e l’appello del tenente colonnello Marco Bianco terminava con un avvertimento: «A coloro che hanno tentennato nell’ora della prova, che hanno titubato nel momento del pericolo o, peggio ancora, hanno trescato col nemico, l’Arma rivolgerà sdegnosa un solo motto: Non vi conosco!».

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