Si è tenuto ieri mattina (20 gennaio) l’Attivo delle delegate e dei delegati della Cgil di Ferrara. Oltre 400 lavoratori, attivisti di ogni settore, hanno concretamente testimoniato la situazione e le condizioni lavorative delle aziende ferraresi.
L’Attivo è stato aperto da Veronica Tagliati segretaria generale Cgil Ferrara con una relazione a tutto tondo partendo dal contesto generale dei processi di riorganizzazione delle economie, dove la Cgil sta fortemente continuando a rappresentare un punto forte e di riferimento nei luoghi di lavoro e nel territorio per una visione programmatica del Paese e una proposta di cambiamento del modello di sviluppo e sociale.
“Il nostro territorio si muove in questo contesto generale portando con se i limiti strutturali e le fragilità che conosciamo – ha introdotto Tagliati – basse retribuzioni, reddito medio da lavoro dipendente tra i più bassi della Regione, povertà, scarsi investimenti, tessuto produttivo complessivamente in difficoltà, crescita delle diseguaglianze, crisi demografica, invecchiamento e riduzione della popolazione attiva, spopolamento con un’accentuata polarizzazione nella stessa provincia. Un’economia debole, dove la ripresa dei servizi fatica a controbilanciare il rallentamento dell’industria, con segnali preoccupanti di tenuta dell’economia ferrarese e del sistema produttivo e occupazionale sul breve e medio periodo. Registriamo da oltre un anno un progressivo peggioramento del tessuto produttivo del territorio: aumenta l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e delle sospensioni, in particolare nella manifattura meccanica e nell’artigianato, calano le produzioni e gli investimenti, si riduce l’export. Interi comparti sono in difficoltà – meccanico, tessile e chimico – con l’esplosione di crisi aziendali e perdite occupazionali: Fox Bompani, Tecopress, Stellantis, Tollok, Evomec, Berco per citarne alcune”.
Una crisi che ha avuto una prima importante risposta dal comparto metalmeccanico sfociata nello sciopero territoriale dell’11 novembre a Copparo, importante perché è riuscita a uscire dai confini della singola crisi aziendale e ha avuto la capacità di coinvolgere e far partecipare le istituzioni, la politica, le rappresentanze sociali e l’intera comunità.
“Siamo tutti chiamati a creare le condizioni per dare continuità a quella mobilitazione contro la progressiva deindustrializzazione del territorio – ha proseguito Tagliati – a cui ora si sommano le preoccupazioni per le prospettive del Polo Chimico di Ferrara. L’ultimo Piano Industriale presentato da Eni Versalis con l’annunciata chiusura dei craking di Brindisi e di Priolo, dopo quello di Marghera di quasi tre anni fa, è un piano di dismissione della chimica di base nel paese”. E ancora “Quella di Eni Versalis è una scelta che metterà in ulteriore difficoltà l’intero sistema industriale del paese, perché la chimica di base alimenta intere filiere produttive; inoltre aumenterà ulteriormente la dipendenza del Sistema Industriale del Paese dalle materie prime e dalle forniture dall’estero. Scelta che mette in discussione la tenuta produttiva ed occupazionale dell’intero settore chimico del Paese e del Polo Chimico di Ferrara. Un processo di deindustrializzazione strisciante, meno eclatante, con il rischio che passi inosservata”.
Tagliati e gli interventi a seguire, sono stati unanimi nel sottolineare che oltre ai percorsi già avviati dalle categorie di settore che presidiano i tavoli tecnici ministeriali è necessario tenere assieme tutte le categorie coinvolte, valorizzando e rafforzando il lavoro di coordinamento territoriale messo in campo sino ad oggi, chimici, metalmeccanici, edili, servizi, trasporti e logistica, lavoratori in somministrazione.
“Credo anche che dovremo trovare le condizioni e le modalità per coinvolgere anche il resto delle categorie della nostra organizzazione, perché la crisi non starà dentro il perimetro dei settori oggi esposti. Le sfide da affrontare sono enormi e sono consapevole che la complessità del contesto necessita di un’azione “multilivello”. Le soluzioni da mettere in campo non sono tutte nella disponibilità del nostro livello territoriale, ma noi siamo chiamati a fare la nostra parte”.
Tra le varie necessità e proposte Tagliati ha rivolto l’attenzione alla Regione Emilia Romagna per le scelte strategiche e di specializzazione produttiva territoriale di cui questa provincia ha bisogno. La stessa Regione ha affermato essere prioritario nell’attuazione delle politiche di sviluppo rivolgere particolare attenzione ai territori, nuovi percorsi di reindustrializzazione per accrescere l’attrattività dei territori, con particolare riferimento all’area della provincia di Ferrara.
“Dobbiamo saperci muovere affinché questo impegno diventi una delle priorità della Regione – ha detto Tagliati – anche attraverso la discussione da affrontare per la rivisitazione del Patto per il Lavoro e il Clima regionale. Credo che se uno degli obiettivi regionali è di ridurre le diseguaglianze territoriali, allora bisogna che ci diciamo che servono strumenti e investimenti aggiuntivi e straordinari per Ferrara per recuperare il gap di sviluppo e perché lo sviluppo della Regione sia davvero accessibile a tutti. Ad esempio sto pensando alla Zls, è sicuramente un’occasione da saper cogliere, ma parifica gli strumenti di competizione in Regione. Abbiamo bisogno di recuperare i ritardi Infrastrutturali, materiali e immateriali, esistenti. Rafforzare le connessioni con la via Emilia, ma anche con Ravenna e il suo porto, anche per cogliere davvero le potenzialità della Zls”.
Tagliati ha poi focalizzato l’attenzione dell’Attivo sulle impellenti necessità locali come riattivare il tavolo della chimica con il Comune di Ferrara con un ruolo politico e non tecnico, il tema delle relazioni con tutte le rappresentanze sociali, istituzionali e politiche, ma anche Università, settore del Credito e Camera di Commercio, per affrontare emergenze e prospettive del territorio.
“C’è bisogno del contributo di tutti, nel pieno rispetto dei ruoli e degli interessi di cui ciascuno è portatore – ha concluso Tagliati – occorre stimolare dibattito pubblico, consapevolezza e partecipazione, un forte e organico livello di negoziazione e, se necessario, di conflitto”.
Le conclusioni dell’Attivo sono state di Massimo Bussandri segretario generale Cgil Emilia Romagna: “La nostra regione, tra le locomotive per innovazione e sviluppo, deve rappresentare il fulcro di un’idea alternativa di Paese, dove le politiche non producano solo profitto ma crescita sociale e abbattimento delle diseguaglianze, perché non esiste lavoro dignitoso, stabile e tutelato senza democrazia”.
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