Spettacoli
19 Gennaio 2025
Stefania Rocca sceglie di debuttare alla regia teatrale con un lavoro che affronta il delicato tema della dismorfia di genere: “La madre di Eva”

Se non riesci a capire con la testa fallo con il cuore

di Redazione | 3 min

Leggi anche

Un concerto per l’inclusione, la JuniOrchestra per Imoletta

La musica può davvero essere un potente strumento di inclusione e il concerto di marzo promosso da Fondazione Imoletta a sostegno dei progetti per giovani disabili e famiglie è ormai ai blocchi di partenza e da oggi è aperta la prevendita dei biglietti

Dal corpo alla poesia in scena

Sabato 22 e domenica 23 febbraio si terranno le prime giornate del laboratorio di formazione attoriale presso il Teatro Julio Cortazar

Schubertiade a Palazzo Naselli Crispi

Nuovo appuntamento per la rassegna di concerti del Conservatorio di Ferrara, realizzata in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, nella cornice di Palazzo Naselli Crispi

di Federica Pezzoli

“A modo tuo/ Andrai a modo tuo/ Camminerai e cadrai, ti alzerai/ Sempre a modo tuo/ A modo tuo/ Vedrai a modo tuo/ Dondolerai, salterai, cambierai/ Sempre a modo tuo” (Ligabue)

Cosa significa essere madre? Come si fa ad essere madre? E per di più come si fa ad essere “madre di maschio, quando per diciotto anni sei stata madre di femmina”? Sono alcune delle domande dello spettacolo “La madre di Eva”: il debutto alla regia teatrale di Stefania Rocca, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018, in scena al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara fino al 19 gennaio 2025.

Una madre si rivolge alla figlia dalla sala d’aspetto di una clinica serba, dall’altra parte della parete vengono ultimati i preparativi della sala operatoria per rendere la sua Eva chi è in realtà: Alessandro. Un nome che incarna una verità così difficile da accettare che è quasi come se quell’operazione fosse un nuovo taglio cesareo, una nuova nascita: non solo per Alessandro, ma anche per sua madre. Un nome che simboleggia quell’identità che per Alessandro è chiara e netta fin dall’infanzia, al di là e a dispetto del giudizio degli altri. Un nome che sua madre rifiuta, non per indifferenza o mancanza di amore, ma proprio per timore di quel giudizio. Fino a quando l’amore prevale: sui sensi di colpa e sull’ansia di essere una madre perfetta, sulla volontà cieca di protezione, sulle speranze e i sogni per la sua bambina, sui pregiudizi involontari.

Le scene di Gabriele Moreschi incorniciano un ritratto intimo e struggente di due solitudini, l’una lo specchio dell’altra, due esseri umani impegnati in confronto-scontro: Eva/Alessandro per affermare il proprio essere, la madre per comprendere e accettare la complessa realtà vissuta dalla sua creatura. Lo spettacolo così affronta non soltanto le complesse tematiche della dismorfia di genere, della transessualità, e del processo di transizione di genere – facendolo anche con veri e propri inserti di esperti: dal chirurgo all’avvocato, alla psicologa – ma anche il contrasto generazionale, cercando di far emergere le difficoltà di comunicazione e le distanze emotive che separano Alessandro da sua madre.

Interessante l’uso che Rocca fa di diversi livelli narrativi, intrecciando linguaggio teatrale e cinematografico con l’uso di proiezioni che visualizzano non solo tutto ciò che è esterno al rapporto madre- figli*, ma soprattutto la memoria materna dei momenti condivisi ormai lontani.

Stefania Rocca, oltre che regista, è sul palco come co-protagonista nei panni della madre: la sua interpretazione, con misura e senza eccessi, riesce comunque a rendere il travaglio e la solitudine vissuta dai genitori di persone transgender. Bravissimo anche Bryan Ceotto, nei panni di Eva/Alessandro, cui va riconosciuto il coraggio di interpretare sul palco un’esperienza, quella della transizione, che ha vissuto in prima persona.

“La madre di Eva” è una storia di amore e accettazione raccontata con grazia, sincerità e profondità in modo incisivo e coinvolgente.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com