Politica
18 Gennaio 2025
L'intervento di Marzia Marchi: "Non è una novità che ogni Governo che si insedia senta il bisogno di lasciare la propria traccia"

Le mani sulla scuola

di Redazione | 4 min

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di Marzia Marchi*

Non è una novità che ogni Governo che si insedia senta il bisogno di lasciare la propria traccia sulla scuola, come se l’istruzione non fosse un bene comune inestimabile sul quale si dovrebbe agire di concerto, soprattutto consultando chi di scuola si occupa a tempo pieno e chi la scuola la osserva e la vive da studioso.

Invece no, ogni Governo imposta una propria riforma senza nessun collegamento con la riforma precedente e senza un disegno condiviso sull’istruzione che non appartenga ad una mera visione politica di parte.

E veniamo appunto all’ultima visione: sovranista e filocattolica! Abbiamo un Governo di destra e non a caso torna in auge l’impostazione patriottica che vuole lo studio della storia italica e occidentale, come se non vivessimo quotidianamente in un mondo interconnesso.  All’epoca in cui si inventano succursali di “galere” italiane in Albania il Ministro pretende che si studi la storia occidentale nella quale peraltro difficilmente potremmo iscrivere la storia albanese!

Si pretende lo studio della Bibbia (di cui i ministri farebbero bene a ripassare i Vangeli) senza considerarla uno strumento culturale religioso ma ponendola alla base del fondamento sovranista.

C’è un impianto moralistico e antiquato in questa presunta riforma delle Indicazioni nazionali: il ritorno al latino alla scuola media di cui non si capisce la valenza formativa in ragazzi che faticano a masticare ancora l’italiano, l’uso della poesia in chiave mnemonica e addirittura l’indicazione dei testi classici o epici da leggere, come se in Costituzione non fosse indicata la libertà di insegnamento. Qui non si tratta di linee guida, qui si vogliono mettere le mani sulla scuola per indirizzare l’istruzione a fini manipolatori sulle future generazioni. Le mani sulla scuola pubblica che di fatto resterà quella frequentata dalle classi meno abbienti poiché parallelamente si continuano a finanziare, sempre a dispetto della Costituzione, le scuole private dove le scelte non saranno certamente orientate dal Ministro Valditara.

Sono docente statale da quasi trent’anni e posso testimoniare una generale regressione  dell’offerta formativa, non perché i docenti siano meno competenti, anzi.. ma perché, anno per anno, cambiano le indicazioni ministeriali in materia di valutazioni, di orari, di numeri nelle classi, di materie di insegnamento e di documenti da compilare, riducendo il tempo del docente da dedicare alla didattica e alla sperimentazione per costringerlo ad assolvere la burocrazia.

In un sistema ingessato per quanto riguarda l’aspetto salariale e carrieristico ma estremamente variabile in termini normativi, anche e soprattutto relativamente all’aspetto formativo dei docenti, quello che resta in termini didattici è tutto merito dei docenti perché, nonostante tutto, questo sistema scolastico è alla base di quei famosi cervelli in fuga!

Tra tutte le riforme di cui sono stata testimone dal mio concorso pubblico del 1995 questo è l’impianto ideologico più intollerabile e pericoloso, poiché si tende ad imporre una visione del mondo italocentrica ed occidentale, dando per scontata che sia la civiltà più importante se non superiore: “centralizzare questa visione e non spiegare la diversità è un progetto politico che questo Ministero ha in mente da tempo. Peraltro è un falso storico sostenere che ci siano civiltà che ci sono create senza i contributi di altre culture” dichiara Giovanni Carosotti saggista, autore di manuali sulla storia e la filosofia, esperto di riforme della scuola e docente di storia.

Dai tempi della “buona scuola” di Renzi che prometteva stabilità dei docenti e scuole belle, promesse mai avverate, ci troviamo addirittura a rinculare sulla poesia di Pascoli a memoria!

C’è il mondo intero che interviene nella nostra quotidianità: mentre mangiamo, mentre ci connettiamo, mentre utilizziamo le nostre carte di pagamento e questo mondo è anche seduto sui banchi di scuola, qualcosa che sicuramente non c’era ai tempi di Valditara ma questo Governo vuole alienarlo dalla storia e dalla letteratura.

Dobbiamo difendere la scuola pubblica dalle imposizioni autoritarie e dobbiamo impegnarci tutti, non solo noi che ci lavoriamo, per potenziare il ruolo e la libertà dell’istruzione pubblica, già minacciata dall’incombente riforma delle autonomie differenziate, oltre che dall’orientamento liberista che prevede sovvenzioni alle scuole private e sottrae  finanziamenti alle scuole pubbliche.

*Docente e consigliera comunale

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