Politica
16 Gennaio 2025
Una riflessione di una giovane collaboratrice del nostro giornale sulle proteste e gli scontri di Milano e Bologna

Ramy e proteste. “La rabbia rimane l’unico mezzo di liberazione”

di Redazione | 3 min

Leggi anche

La Destra e le donne

Fossero servite altre prove del fatto che essere prima donna a capo di un governo non ha fatto di Giorgia Meloni una Presidente del consiglio dalla parte delle donne, negli ultimi giorni se ne sono aggiunte due

Stop agli accreditamenti Cra, la Regione reagisce

Dopo la legge nazionale 193 che ha imposto a tutte le Regioni la sospensione degli accreditamenti, la Regione, con l’assessora Conti, “ha immediatamente convocato tavoli con sindacati, Anci e gestori e chiedendo pareri legali per tutelare il nostro modello”

di Elena Coatti*

È di domenica (12 gennaio) il post pubblicato su Instagram dalla senatrice Ilaria Cucchi in collaborazione con l’avvocato Fabio Anselmo. Quello che recita, in sintesi, “a quei violenti non interessa nulla del dolore e della morte di quel ragazzo di 19 anni”.

Quel ragazzo, Ramy Elgaml, morto a Milano durante un inseguimento dei Carabinieri. I “violenti”, invece, sarebbero i tanti giovani, studenti, precari, stranieri e marginalizzati che sono scesi in piazza a Roma, Bologna, Milano e Torino. Scesi per Ramy. Per l’ennesima morte ingiusta. Per condannare l’ennesima violenza da parte delle istituzioni.

Tutti sono a conoscenza delle sacrosante battaglie di Cucchi e Anselmo sul sistema carcerario e sugli abusi delle forze dell’ordine. Forse per questo qualcuno ha commentato la loro dichiarazione definendola “agghiacciante” e “deludente”.

Riteniamo sciacalli e criminali coloro che usano la violenza, di qualsiasi tipo sia, approfittando della immane tragedia che ha distrutto quella famiglia”, scrivono.

Parole che si allineano a quelle di Giorgia Meloni: “i soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo”.

Pronunciate dal Presidente del Consiglio non sorprendono. Ma deludono da chi, molto probabilmente, a quei “violenti” aveva dato la speranza di una politica diversa, più vicina agli ultimi della società.

Lo scrive l’avvocato Anselmo sul Fatto Quotidiano, riferendosi alla questione dello scudo penale agli agenti: “Ora si sbandierano, sul cadavere di Ramy Elgaml, norme tanto fantasiose quanto eversive in danno del nostro Paese”.

Gli “sciacalli”, quindi, non sembrano essere i manifestanti, bensì, coloro che concedono l’impunità agli operatori delle forze dell’ordine sollevandoli dalla responsabilità delle loro azioni, troppo spesso violente nei confronti di chi esercita un diritto costituzionale. In un tale clima di sfiducia e paura, in cui la parola democrazia sembra essersi svuotata di senso, chi tutela i cittadini? Chi non ha gli strumenti materiali per accedere alle risorse della giustizia come deve reagire, se non attraverso un sentimento di rabbia?

Non esiste un modo giusto di lottare. In ogni situazione rivoluzionaria che si è verificata nella storia le tattiche sono state molteplici e diversificate tra loro. E solo chi godeva di maggiori privilegi, a partire dal colore della pelle, poteva permettersi di manifestare pacificamente.

Oggi assistiamo inermi alla cancellazione dei diritti più basilari, alla distruzione del pianeta, allo sterminio di intere popolazioni, alle braccia tese ad Acca Larenzia, a lavoratori sempre più poveri e a sempre più ricchezza nelle mani di pochi. Siamo scesi in piazza pacificamente, abbiamo fatto cortei nel rispetto delle disposizioni della Questura, abbiamo bloccato il traffico e usato ogni tattica non-violenta.

Ma ci hanno manganellato lo stesso. Come a Firenze e Pisa.

Siamo sempre più poveri e ogni giorno ci sembra di fare dieci passi indietro nella storia. Lunedì 13 gennaio, attiviste di Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera, tre collettivi che fanno della non-violenza la loro unica misura di ribellione, dopo una manifestazione davanti alla Leonardo Spa di Brescia hanno subito abusi dalle forze dell’ordine. In un reel pubblicato su Instagram raccontano le sette ore di fermo in Questura: “Mi hanno chiesto di spogliarmi, di togliermi le mutande e fare tre squat”. Un tuffo nel passato, o meglio nella Genova del 2001.

La rabbia rimane l’unico mezzo di liberazione dalla violenta morsa di un sistema che ci sta stritolando. E delegittimarla tacciando di essere solo degli “sciacalli” e dei “criminali” non può essere la soluzione. La soluzione è, credo, creare una politica che ci aiuti ad organizzarla, questa rabbia. Perché non ci siano più Ramy, Federico o Stefano.

*collaboratrice di Estense.com

Grazie per aver letto questo articolo...

Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com