Sono oltre 497mila i lavoratori ricercati dalle imprese di tutta Italia a gennaio e circa 1,4 milioni per il primo trimestre del 2025. A livello regionale trainano le richieste di assunzioni Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna.
“Nella nostra regione sono previste 46,510 assunzioni a gennaio e 123.160 nel primo trimestre dell’anno nuovo” spiega Tullia Bevilacqua, segretaria regionale di Ugl Emilia-Romagna, che continua così: “Permane un’alta percentuale di professionalità che non si riescono a utilizzare a causa della mancanza di candidati, la percentuale complessiva è del 32,0%. E di difficile reperimento i lavoratori ambiti dalle attività commerciali e dei servizi, soprattutto nel turismo”, aggiunge la leader sindacale, citando sempre la statistica dell’ultimo bollettino informativo di Unioncamere e Ministero del Lavoro.
“Incrociano questi dati con altre statistiche di associazioni di categoria, penso alle ultime pubblicate da Confesercenti Emilia Romagna, rilevo il rischio che in futuro aumentino le chiusure dei piccoli esercizi commerciali. E tracciando un bilancio della situazione ad oggi spicca negativamente il fatto che negli ultimi anni si siano chiusi nella nostra regione ben 8mila negozi o attività di base come edicole, bar e distributori. Capisaldi del commercio soprattutto nei piccoli paesi determinando un effetto a catena che danneggia la residenzialità, il reddito delle comunità e il richiamo turistico” avverte ancora Tullia Bevilacqua.
“E se allarghiamo il raggio dell’analisi economica all’artigianato e al manifatturiero non possiamo non evidenziare coma un altro distretto importante dell’Emilia-Romagna, come quello della moda, sia in difficoltà non soltanto per il rallentamento dell’export o l’elevato costo delle materie prime, complice l’inflazione, ma anche per le dinamiche delle assunzioni e della ricerca del personale” ricorda la segretaria regionale di Ugl Emilia-Romagna.
“Come sindacato – conclude – riteniamo che si debbano attivare subito gli ammortizzatori in deroga per i distretti in crisi e per riacciuffare le professionalità necessarie a sostenere il settore del commercio e dei servizi, soprattutto per le assunzioni di breve durata, dovremmo ragionare nuovamente sull’efficacia della Naspi. Il lavoratore licenziato non ha diritto alla Naspi se non ha accumulato almeno 13 settimane (cioè, 3 mesi) di contribuzione nel nuovo impiego. Ossia, il lavoratore non può percepire l’indennità di disoccupazione se il nuovo rapporto di lavoro non è durato almeno 13 settimane. Un’ingiustizia per coloro che vengono assunti come personale di rinforzo nei negozi soprattutto nei periodi delle festività natalizie (un mese) o nei due mesi di punta delle vacanze estive. Con queste modalità per un giovane a caccia di lavoro l’assunzione, ancorché disponibile, non è appetibile”.
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