Le notizie provenienti dal tavolo tecnico del Ministero e del Made in Italiy preoccupano la Filctem Cgil di Ferrara perché “confermano il disegno di Eni-Versalis di smantellare progressivamente la chimica di base in Italia“. “Dopo l’annuncio – aggiungono – della chiusura del cracking a Brindisi entro aprile 2025 e della ristrutturazione del sito pugliese, il futuro dei poli industriali, incluso quello di Ferrara, appare sempre più incerto”.
Al petrolchimico la situazione è, secondo i sindacati, “allarmante” visto che “le forniture Versalis verso gli impianti di Basell (Ferrara e Brindisi) sono state prorogate solo per il 2025, al contempo anche le forniture per gli impianti Versalis potranno realizzarsi con produzioni generate dalla società dell’Eni solo fino ad aprile, dopo di che dovranno essere integrate dal reperimento sul mercato almeno di Etilene se non ancora di Propilene“.
Così la chiusura del cracking di Brindisi e l’annunciato stop del cracking di Priolo entro il 2025 rischiano “di compromettere definitivamente l’integrazione produttiva e la sostenibilità tecnica/economica degli impianti ferraresi”.
Difficoltà di approvvigionamenti che impatteranno, di riflesso, anche su Yara. “Qualora – spiega Filctem – la problematicità delle forniture portasse a decidere la sospensione di un qualche impianto produttivo, determinerebbe anche per gli impianti di fertilizzanti un aumento dei costi di gestione condivisi sempre più insostenibili”.
I piani di Versalis per la riconversione a Brindisi “puntando sulla realizzazione di una gigafactory per batterie LFP in collaborazione con Seri Industrial”. Un progetto che la stessa Filctem definisce “interessante” pur non giustificando “la chiusura di impianti strategici come il cracking, essendo prevista la costruzione su aree libere del sito”.
“Questo – spiegano -, dopo la chiusura delle tre linee di politene di Ragusa alla fine dell’anno 2024, alimenta il sospetto che dietro la transizione si nasconda una precisa strategia di dismissione della chimica di base“.
Così durante l’incontro a Roma oltre alle organizzazioni sindacali “anche il Governo ha chiesto a Versalis di non mettere in contrapposizione lo stop immediato del cracking alla partenza del progetto sulle batterie“, tenendo conto “anche di come sono andate nel passato le promesse di investimento green alternative alla chiusura di impianti (vedi Porto Torres e Marghera)”.
“L’atteggiamento della Direzione Aziendale del sito ferrarese – dicono – evidenzia tutt’altro: già dallo scorso ottobre, dopo la presentazione del piano industriale, HR di Versalis ha iniziato a sondare “volontari” per trasferimenti in altri siti, non meglio specificati o adottato forme di trasferimento per accedere ad un piano pensionistico. Questo scouting, unito alla mancanza di investimenti strutturali per garantire la marcia degli impianti e le già ridotte produzioni con linee e impianti in marcia in maniera alternata esprime un chiaro segnale della volontà di abbandonare il polo chimico ferrarese, con conseguenze devastanti per l’occupazione diretta e per l’indotto”.
La domanda che si pongono è dunque: “Che futuro attende Ferrara? Sarà anch’essa condannata a diventare vittima di una strategia miope che preferisce il disinvestimento alla riconversione industriale sostenibile?”
Come Filctem provinciale condividono “le critiche espresse dalla Cgil e dalla Filctem Nazionale; il piano di dismissione con la chiusura del Cracking di Brindisi che smantella di fatto la Chimica di base ed evidenzia la volontà da parte di Eni di accelerare i tempi di risoluzione, annunciando un programma di riconversione fin troppo semplicistico verso un settore (che a stessa ammissione dei vertici industriali), del quale non hanno conoscenza pregressa, lasciandoci diffidenti sulla realizzazione e messa in opera della Giga Factory non solo nei tempi comunicati da Eni, ma anche sulla reale efficacia industriale e capacità di fare profitto, salvaguardando l’occupazione”.
“Il Governo – proseguono – deve intervenire con urgenza e determinazione, imponendo a Eni-Versalis il mantenimento degli impianti di cracking operativi per garantire la continuità della chimica di base, strategica per l’intero sistema industriale e manifatturiero nazionale (ma anche per non disperdere i know-how aziendali nel riciclo chimico). Avviare immediatamente progetti di riconversione sui siti interessati, utilizzando le aree disponibili senza penalizzare le infrastrutture esistenti. Inserire la gestione della vertenza in un protocollo nazionale, anziché limitarsi ad accordi locali che frammentano la lotta e lasciano i territori più esposti. Il caso di Brindisi dimostra che il percorso scelto da Eni-Versalis è pericoloso e irresponsabile. Non possiamo permettere che lo stesso accada a Ferrara. Difendere la chimica di base significa salvaguardare non solo migliaia di posti di lavoro, ma anche un know-how industriale di primaria importanza per il Paese“.
Nelle prossime settimane sii impegneranno nel coinvolgimento dei lavoratori, delle istituzioni e della cittadinanza “in una mobilitazione forte e coesa”.
“Non resteremo – concludono – spettatori mentre il nostro territorio viene sacrificato per una ipotetica transizione industriale fatta solo di dismissioni”.
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