Sei anni per Cesare Franchi, 4 anni e 1 mese per Edoardo Caselli e 4 anni per Alessandro Barca. Sono le pene inflitte ai tre principali imputati nel processo per le mazzette alla motorizzazione di Ferrara che insieme ad altri 34 avevano chiesto il rito abbreviato.
Di questi in 17 sono stati assolti, uno è deceduto e i restanti 16 hanno avuto pene che partono da un anno per arrivare fino a 3 anni e 4 mesi. Tra chi invece ha scelto il patteggiamento, 17 in tutto, le pene vanno da 1 anno a 3 anni e 6 mesi. Ventuno infine gli imputati che non hanno chiesto un rito premiale, per sei di questi è stato pronunciato dal giudice il non luogo a procedere mentre per i restanti si proseguirà con il rito ordinario.
I giudizi, emessi dal gip Danilo Russo nel pomeriggio del 10 gennaio, riguardano un’indagine che Guardia di Finanza ha portato avanti sotto l’egida della Procura e del pm Andrea Maggioni nella quale sono stati 239 gli indagati totali tra cui 123 archiviati. Una maxi operazione denominata Ghost Inspections iniziata nell’ottobre del 2020 nel corso della quale erano state sequestrate 358 carte di circolazione (molte restituite dopo l’esecuzione delle revisioni). Di queste un centinaio erano entrate nel fascicolo del sostituto procuratore, e per 168 veicoli era stata effettuata una revisione straordinaria come accertamento tecnico irripetibile.
Un giro di mazzette che gli inquirenti sostengono orchestrato da Cesare Franchi, ingegnere della Motorizzazione Civile e dal collega Edoardo Caselli per attestare false revisioni di mezzi pesanti. Alessandro Barca, titolare della ‘All Service Srl’ avrebbe invece fatto da intermediario tra le società di autotrasporto e i due funzionari dell’ente di via Canapa. Per questi, difesi rispettivamente dagli avvocati Alberto Bova, Ciriaco Minichiello e Alessandro Valenti, la Procura aveva chiesto rispettivamente 8 anni, 5 anni e 4 anni e 6 mesi.
Soddisfatto il difensore di Franchi, Alberto Bova, per “la pena notevolmente inferiore rispetto a quella richiesta dal pubblico ministero”. D’altro canto ritengono “la pena troppo severa” e per questo, “dopo aver letto le motivazioni, ricorreremo in appello”.
“Sono moderatamente soddisfatto – dice invece Ciriaco Minichiello (difensore di Caselli) – perché il mio cliente con grandissima probabilità non entrerà più in carcere”. “Sicuramente – aggiunge – ricorreremo in appello”.
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