Tra le peggiori linee ferroviarie dell’Emilia-Romagna c’è la Bologna-Portomaggiore. È quanto sostiene Legambiente che, nei giorni scorsi, ha pubblicato il nuovo report Pendolaria secondo cui, In Italia, il trasporto su ferro resta un tema secondario e i finanziamenti a oggi risultano essere assolutamente inadeguati. Il risultato è un trasporto che fatica a migliorare e su cui pesano anche gli impatti degli eventi meteo estremi con ritardi e interruzioni sempre più frequenti, i divari cronici tra Nord e Sud del Paese, i tagli ai collegamenti interregionali.
Partendo dal portafoglio delle risorse, è a dir poco esiguo l’incremento di 120 milioni previsto nella proposta di legge di Bilancio 2025 per il Fondo Nazionale Trasporti, sottofinanziato da anni. In valori assoluti, i finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e su gomma sono passati da circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 5,2 miliardi nel 2024, ma questi importi restano ben al di sotto delle necessità e rappresentano un –36% se si considera l’inflazione di questi ultimi 15 anni. Anche i finanziamenti regionali sono al lumicino, in Emilia Romagna solo lo 0,65% del bilancio è stato investito per il finanziamento del servizio ferroviario e l’acquisto di nuovo materiale rotabile.
Tagli e risorse finanziarie troppo esigue che rischiano di lasciare indietro il sistema trasporti del Paese. Per questo l’associazione ambientalista lancia un monito al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: “Le risorse economiche necessarie per una efficace cura del ferro, ossia almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi al Fondo Nazionale Trasporti, 500 milioni di euro l’anno per l’acquisto di treni regionali, 5 miliardi di euro per la costruzione e riqualificazione di linee metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, oltre a 200 milioni di euro all’anno per migliorare i servizi Intercity, sono recuperabili eliminando una parte dei sussidi alle fonti fossili e abbandonando progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina e quelli dannosi per l’ambiente e l’economia, come nuove superstrade e autostrade in aree già dotate di queste infrastrutture”.
Offerta e qualità del servizio. Nel 2023 nella nostra regione il numero dei viaggiatori al giorno sui treni regionali è tornato finalmente a crescere, superando del 19% il numero del 2009 e del 4% quello del 2019, anno di riferimento pre pandemia. C’è bisogno però di spostare un numero molto maggiore di persone dall’utilizzo del mezzo privato e inquinante a quello del trasporto ferroviario e collettivo, facendo crescere al tempo stesso la qualità del servizio offerto, soprattutto perché la domanda di mobilità si sviluppa su distanze che possono trovare un’alternativa in servizi di trasporto collettivo efficienti e integrati. L’Emilia Romagna infatti rimane sotto i 200mila viaggiatori al giorno contro i 700mila della vicina Lombardia, con 882 corse contro le 2200 dei lombardi. La nota positiva è che il materiale rotabile ha un’età media di 13,9 anni (14,8 anni è la media nazionale), ma si può fare molto meglio aumentando le risorse a disposizione.
Trasporti e crisi climatica: oltre ai finanziamenti inadeguati, a pesare sul trasporto pubblico sono anche gli impatti della crisi climatica. Sono 203 gli eventi meteo estremi che in Italia negli ultimi 14 anni – tra il 2010 e il 2024 – hanno causato interruzioni e ritardi a treni, metro e tram in tutta Italia. Piogge intense e allagamenti, frane dovute a intense precipitazioni, sono state le cause di interruzioni più o meno lunghe di linee ferroviarie come la Bologna-Rimini, la Ravenna-Ferrara, la Ravenna-Faenza, la Faenza-Marradi. Secondo il Rapporto del Mit “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”, i danni su infrastrutture e mobilità provocati dalla crisi climatica aumenteranno entro il 2050 e per la nostra regione potrebbero significare una perdita di PIL fino al -0,51%.
Linee peggiori. Pur non comparendo nel rapporto nazionale Pendolaria, restano da segnalare alcune criticità nella nostra regione: la linea Bologna – Portomaggiore, interessata da lavori e per questo in parte coperta con bus; la linea che prima dei lavori era la seconda per numero di passeggeri trasportati in settimana, a causa dei continui disservizi e del prolungarsi dei lavori ha perso molta parte dell’utenza che preferisce spostarsi con mezzo privato; la linea Bologna-Prato interessata da lavori di potenziamento per migliorare il trasporto merci e quello di persone, che però registra ogni giorno ritardi e cancellazioni di treni, spesso comunicate all’ultimo se non addirittura non comunicate; secondo il cronoprogramma dei lavori per più di un anno le due città saranno stabilmente collegate solo dalla linea AV; la linea Bologna- Ravenna -Rimini anche questa con problemi di ritardo dei treni e soprattutto di sovraffollamento, in particolare nel periodo estivo e come abbiamo visto soggetta a chiusure per allagamenti e smottamenti del sedime.
Inquinamento nelle città e nuove strade. Da inizio 2024 sono ben 4 le stazioni di misura che nella regione hanno già superato il limite dei 35 giorni di sforamento della concentrazione di PM10 in un anno: Modena (51 giorni), Carpi (37 giorni), Ferrara (36 giorni), Piacenza (38 giorni) e Rimini (39 giorni). Sebbene il traffico veicolare sia solo una delle componenti della cattiva qualità dell’aria, non possiamo però ignorare che manteniamo un tasso di motorizzazione molto alto, con 538 auto ogni 100 abitanti a Bologna, molto di più che a Madrid o Parigi. Restano poi nella programmazione regionale e locale infrastrutture impattanti: l’autostrada Cispadana, la bretella Campogalliano-Sassuolo e il Passante di Bologna. Si tratta di infrastrutture che non solo andranno a consumare suolo (nel caso della Campogalliano-Sassuolo frammentando l’area protetta lungo la fascia del fiume Secchia) e a contribuire ai problemi di inquinamento, ma che porteranno a uno spreco di denaro che, come visto per gli altri casi, non sarà limitato a fondi privati. Progetti che vanno esattamente nella direzione opposta rispetto alla riduzione dell’utilizzo del mezzo privato. Il tutto quando esistono alternative più economiche e di minor impatto, come nel caso del completamento della strada di scorrimento tra Reggiolo e Ferrara sud, già costruita per 25 km e con progetto preliminare approvato, al posto della Cispadana.
Tre le proposte che Legambiente indirizza al Ministro Salvini chiedendo: 1) un deciso incremento degli investimenti nel settore dei trasporti pubblici accompagnato da un rafforzamento del ruolo di coordinamento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. 2) promuovere una mobilità urbana più sostenibile e sicura con piste ciclabili, l’estensione delle zone a traffico limitato e di moderazione del traffico (“zone 30” o “zone 20”), il potenziamento della mobilità condivisa e lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico locale efficienti, come tram, metro e autobus elettrici. 3) garantire un servizio di trasporto pubblico di alta qualità nelle aree urbane.
“Occorrono più treni e una frequenza maggiore di corse, oltre al ripristino di corse di Intercity che con gli anni sono state soppresse per far posto all’Av salvo poi far fare a queste fermate in centri più piccoli per garantire collegamenti rapidi tra capoluoghi di provincia – commenta Legambiente Emilia Romagna. Positiva la realizzazione finalmente del Tram a Bologna, ma manca ancora il completamento dell’SFM con corse frequenti e soprattutto un servizio TPL accettabile in tutti i capoluoghi. In molte città il servizio non è adeguato con corse ogni 30 minuti che diventano anche ogni ora nei giorni festivi, mezzi obsoleti, per non parlare del trasporto scolastico, spesso inadeguato per numero di mezzi e frequenza. Se vogliamo che le persone pensino al TPL come prima scelta al posto dell’auto privata dobbiamo offrire un servizio di qualità a partire dalle giovani generazioni”.
Sul report intervengono anche Michele de Pascale, presidente della Regione e l’assessora regionale a Mobilità e Trasporti, Irene Priolo.
“La battaglia che Legambiente porta avanti da anni perché nel Paese il trasporto pubblico diventi una priorità nazionale, è sacrosanta. Nel suo ultimo Rapporto ‘Pendolaria’, uscito pochi giorni fa, nessuna linea ferroviaria dell’Emilia-Romagna è stata classificata tra le peggiori, ma questo non può e non deve bastarci. Il diritto alla mobilità delle cittadine e dei cittadini deve essere pieno e concreto. E noi vogliamo lavorare da subito per fornire agli emiliano-romagnoli un servizio ferroviario migliore, con treni che arrivano e partono in orario, adeguati per capienza e comfort, dove la sicurezza sia garantita al personale e ai viaggiatori, con stazioni e bagni puliti, e con servizi inclusivi e accessibili a tutti. Su questo non arretreremo di un passo”.
“In Emilia-Romagna non partiamo certo da zero – proseguono -. In questi ultimi anni il grosso investimento fatto con la ‘cura del ferro’ ha permesso alla Regione di sostituire praticamente tutta la flotta dei treni regionali con mezzi moderni, competitivi e a basso impatto ambientale. Nel 2026 l’intera rete ferroviaria regionale sarà completamente elettrificata – la Reggiana già lo è, il prossimo anno si completerà la Parma-Suzzara e poi la Ferrara-Codigoro -, ponendo l’Emilia-Romagna tra i territori più avanzati in Italia e in Europa per estensione del servizio a ‘emissioni zero’. Sempre nel 2026 termineranno i lavori di Rfi sulla Bologna-Prato rendendo possibili le ‘autostrade viaggianti’ grazie all’allargamento delle gallerie che diminuirà in modo significativo il trasporto delle merci su gomma in Appennino e rafforzando nello stesso tempo la capienza dei convogli per i pendolari con l’entrata in servizio dei treni Rock. Senza contare i lavori di ammodernamento delle stazioni e gli interventi importanti di ricucitura urbana a Bologna, per rendere pienamente operativo il servizio ferroviario metropolitano, e di Ferrara come porta privilegiata di accesso verso il Porto di Ravenna“.
“La criticità più eminente tra un capoluogo di provincia e il capoluogo regionale è rappresentata dalla Bologna-Ravenna che è strategica per diverse ragioni: per il Servizio ferroviario metropolitano della Città Metropolitana, per la connessione tra le due città e il Porto di Ravenna e per il collegamento con le località turistiche della Riviera, come ad esempio Cesenatico e Cervia – sottolineano de Pascale e Priolo -. Nel programma di mandato abbiamo scritto chiaramente che la linea andrà potenziata sia per i pendolari sia per le lunghe percorrenze. E su questo punto convocheremo Rfi e Trenitalia Tper, perché al netto dei progetti, seppur importanti, di adeguamento dell’infrastruttura, anche a infrastruttura esistente pretendiamo da subito una maggiore efficienza del servizio”.
“La battaglia di Legambiente è quindi anche la nostra- concludono-, una battaglia di civiltà che vedrà il nostro impegno costante. Ma c’è bisogno di un salto di qualità anche del Governo, perché vanno garantiti finanziamenti, infrastrutture e tempi adeguati. Solo così nel nostro Paese la mobilità diventerà un vero diritto per tutti”.