Tutti assolti i cinque imputati finiti alla sbarra nel processo per le presunte difformità strutturali dello stadio Paolo Mazza, riscontrate durante il cantiere per i lavori di ampliamento dell’impianto sportivo cittadino fino a 16mila posti, avviato a seguito della permanenza della Spal in Serie A nel campionato di calcio 2018-2019.
La decisione del giudice Marco Peraro è arrivata nella mattinata di lunedì 16 dicembre.
Giuseppe Tassi, ex amministratore unico della Tassi Group, Adelino Sebastianutti, legale rappresentante della Gielle, e Domenico Di Puorto, amministratore delegato della Piemme Group, sono stati assolti dall’accusa di frode in pubbliche forniture perché il fatto non sussiste.
Formula diversa, invece, per il progettista e direttore dei lavori Lorenzo Travagli – a processo anche lui per frode in pubbliche forniture – e per il collaudatore Fabrizio Chiogna, imputato per falso commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, assolti perché il fatto non costituisce reato.
Per tutti, ad eccezione di Chiogna, per cui era stata chiesta l’assoluzione, la pm Barbara Cavallo aveva chiesto la condanna: un anno e otto mesi e 2mila euro di multa per Tassi e Di Puorto, tre anni e 2mila euro per Sebastianutti e due anni e 2mila euro per Travagli.
Alla fine però il tribunale di Ferrara ha pronunciato per tutti sentenza di assoluzione.

I legali degli imputati fuori dall’aula prima di un’udienza
Soddisfazione da parte di Paolo Loberti, co-difensore di Tassi insieme all’avvocato Giulio Garuti: “Dopo sette anni di processo, la formula che ha utilizzato il giudice per assolvere gli imputati mi sembra sia dirimente. Siamo felici di ciò che è stato ottenuto, ma soprattutto del fatto che è stata fatta giustizia e di come sia emersa la verità durante il dibattimento. Sicuramente questo processo poteva essere terminato tanto tempo prima se, sostanzialmente, il professor Pellegrino (consulente della Procura, ndr) si fosse allineato a tutte quelle osservazioni ed eccezioni che i vari consulenti delle parti avevano sollevato. Tra quelle anche le considerazioni del professor Mola, tecnico della Spal, che fin da luglio 2019 aveva ritenuto sostanzialmente che lo stadio non presentasse alcuna criticità. Il pm ha però giustamente seguito ciò che il proprio consulente gli consigliava. Dopo sei anni siamo quindi giunti alla conclusione del processo e ora vedremo cosa dirà il giudice Peraro nella motivazioni della sentenza”.
Stesso umore per Alberto Bova, legale di Travagli: “Sono soddisfatto dell’esito, anche se devo dire che dentro di me lo avevo ampiamente previsto dal modo in cui si era svolta l’istruttoria dibattimentale. In tutti i casi, non bisogna riconoscere colpe al pm o alla Procura, che si sono limitati a fare il loro lavoro. Vale a dire a valutare un’ipotesi che è stata sviluppata ed è servita, a maggior ragione, a conoscere l’estraneità per quanto riguarda l’estraneità dalle accuse dell’ingegner Travagli e degli altri imputati. I processi servono a questo. A fare chiarezza. E chiarezza c’è stata. Dobbiamo inoltre ringraziare il giudice, che ha ritenuto a un certo punto di non completare neanche l’istruttoria dato che era palese che i fatti contestati non erano supportati da alcuna prova”.
“Siamo contenti – è il commento dell’avvocato Vincenzo Bellitti, difensore di Chiogna – che questa vicenda sia finita dopo sette anni. Fabrizio, oltre che un cliente, per me è un amico e tutto questo tempo lo ha vissuto male. Si è visto sbattuto sui giornali e, per uno che fa quel lavoro, è stata come una condanna. Oggi finalmente abbiamo messo la parola fine a questo processo. Siamo comunque sempre stati convinti che saremmo arrivati all’assoluzione. Fin dal primo giorno, quando alle 7 di mattina mi avevano telefonato perché stavano sequestrando lo stadio. Una convinzione che abbiamo portato avanti anche durante l’udienza preliminare, quando pensavamo che il giudice ci avrebbe escluso dal processo. Alla fine, il tribunale ha accolto la nostra linea e Chiogna ne viene fuori a testa alta come un professionista che ha svolto il proprio lavoro nel modo giusto”.
Per l’avvocato Nicola Elmo, legale difensore di Di Puorto, la decisione del giudice chiude “una storia lunga e travagliata”. “È un risultato – aggiunge – che aspettavamo da tanto. Siamo sempre stati convinti e fiduciosi. La sentenza oggi scrive la parole fine su una vicenda di anni che ha comportato gravissimi danni e ripercussioni per un imprenditore serio che ha sempre lavorato bene. Una persona che si è sempre data da fare, come dimostrato anche dai lavori allo stadio Paolo Mazza. Ora speriamo che il suo nome, insieme alla sua figura imprenditoriale, vengano riabilitati”.
“Abbiamo fatto fatica a capire – conclude Gianpaolo Verna, avvocato di Sebastianutti – il perché eravamo finiti dentro a questo processo. Un processo in cui abbiamo sentito parlare di grandi cose a livello tecnico, ma per ciò che riguarda l’imputazione siamo tutti rimasti meravigliati perchè tutti eravamo convinti che si trattasse di un appalto privato e quindi da decidere in sede civile senza portare avanti per tanti anni, e con tante spese, un processo che poteva essere chiuso anni fa. Non c’è mai stato pericolo di crollo per lo stadio e nemmeno divergenze tecniche che potessero mettere in crisi la struttura. I complimenti vanno al tribunale di Ferrara”.
Al momento, contattata dalla redazione di Estense.com, la Spal – che come parte civile nel processo aveva chiesto una provvisionale da 1.086.622 euro – non ha voluto rilasciare dichiarazioni, riservandosi eventualmente di farlo prossimamente.
Le motivazioni della sentenza sono attese entro 90 giorni, dopodiché la Procura di Ferrara valuterà – come ipotizzabile al momento – se fare o meno appello.
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