Copparo. Si lascia alle spalle i cancelli di Via Primo Maggio dopo 26 anni. Simone Pavanelli oggi ha 48 anni. Ne aveva 22 quando entrò in Berco. Dopo due anni firmò il suo primo contratto a tempo indeterminato.
Ora ha accettato la buonuscita di Thssenkrupp per il licenziamento volontario e ha appeso al chiodo i guanti antinfortunistica del Reparto Aru, lavorazione rulli. Pavanelli era una delle figure più note al tempo della grande mobilitazione del 2013, quando l’azienda annunciò oltre 600 licenziamenti.
Da quelle lotte venne fuori un libro. L’allora amministratrice delegata Lucia Morselli voleva tradurlo in pellicola. Quel volume si chiamava “Sette di denari”. Il titolo nacque durante i giorni di presidio ininterrotto dello stabilimento. Di notte. Il collega Cristiano “Bubu” Capellari fa i tarocchi per prevedere il futuro della fabbrica. Esce il sette di denari.
“Disse che quella carta portava fortuna, denaro… Da lì la sua convinzione che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Fu un felice profeta”.
E oggi uscirebbe ancora il sette di denari?
“No. No, è diverso. Sono uscito proprio perché dieci anni fa c’era ancora della speranza. Adesso io non la vedo. Non la vedo perché ho visto i dirigenti come si comportano, le loro scelte. Danno le colpe della crisi a tutto e a tutti, quando basterebbe che si guardassero allo specchio. E alla fine per loro è una questione matematica: metà fatturato uguale metà dei lavoratori. Questo non è pensare al futuro. Quando arriveranno macchinari nuovi, se ci saranno, chi avrà l’esperienza per mandare avanti quegli investimenti? Chi ci lavorerà e come? Per questo sono uscito: perché non ho visto più in là. Non vedo più la speranza. Spero vivamente di sbagliarmi e che la Berco ritorni a crescere e ritornare quella di una volta. Lo spero con tutto il cuore per i miei colleghi”.
Domanda banale: dopo una vita passata in Berco come ci si sente a lasciarsi tutto alle spalle?
“Si dice che quando si muore la vita ti passa davanti come un film. Mi è successa una cosa simile. L’ultimo giorno guardavo i reparti, guardavo dove camminavo, ricordavo la vecchia Berco… C’è un po’ di tristezza. Un quarto di secolo lì dentro ti cambia”.
Quello di Via Primo Maggio è stato il suo primo lavoro a tempo indeterminato. Lui, come tanti altri suoi colleghi, grazie alla Berco ha potuto pensare a una casa, a una famiglia. Oggi Simone Pavanelli ha una moglie e due figli, uno di 14 e uno di 7.
“Non solo. Con lo stipendio di Berco potevi pensare a coltivare le tue passioni. Io mi comprai una chitarra e imparai a suonarla. C’erano anche tempi e turni diversi, che meglio si conciliavano con una vita che non voleva essere scandita solo dal suono della sirena dei reparti”.
Poi, negli anni, Berco da materna si è trasformata in matrigna
“Sì, l’azienda ci ha dato tante possibilità. Solo che dal 2013 in poi è stato un lento declino”.
Si notano feroci differenze con la grande mobilitazione di quell’anno. Anche nel numero di esuberi. Allora in centinaia accettarono i 65mila euro proposti da Thyssenkrupp per gli esodi volontari. Specialmente i più giovani. Oggi sono circa 60 dipendenti ad aver fatto questo passo.
“Allora furono soprattutto i giovani a scegliere la buonuscita. A 50 anni rimettersi sul mercato del lavoro è difficile. Molti, poi, hanno la famiglia a Copparo, vengono al lavoro in bicicletta, i loro figli vanno a scuola lì. Andare via non è facile. Gli esodi volontari sono inferiori perché ormai giovani non ce ne sono quasi più. L’età media dei lavoratori è over 50”.
E come le immagini, da oggi la tua vita?
“Ho già fatto un colloquio di lavoro. Sinceramente non sono preoccupato. Grazie a Berco io ho un curriculum di tutto rispetto. Sono operaio specializzato. Ho imparato tanto e non ho paura di portare la mia professionalità da un’altra parte”.
E per quanto riguarda il tuo secondo lavoro, quello di scrittore?
“Il 21 mi trovi all’ipercoop Il Castello e il 22 alle Mura a firmare le copie del mio ultimo libro. Sono contento perché adesso sono pubblicato da una grande casa editrice come Mursia. Ovviamente non ci campo ma sono molto soddisfatto. Di bello c’è anche il fatto che molti miei colleghi, ormai ex, sono anche miei lettori. Alcuni sono anche diventati protagonisti dei miei romanzi. Un modo anche per tenermeli sempre vicino, anche se è impossibile che me li possa dimenticare. A tanti di loro sono molto legato e cercherò di rimanere in contatto con loro”.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com