di Emanuele Gessi
In un freddo e grigio venerdì (13 dicembre) pomeriggio, poco meno di 100 persone si sono ritrovate di fronte al centro sociale La Resistenza di Ferrara (chiuso da agosto 2023), per chiederne ancora una volta la riapertura all’Amministrazione comunale. A sostegno della causa si sono schierate una ventina fra realtà associative e forze politiche, concordi nel pretendere un’idea di città più inclusiva, dialogica e aperta al dissenso.
Il presidio ha preso il via con gli interventi del presidente Francesco Ganzaroli e di Alessio del direttivo, che hanno lanciato un appello urgente per il riconoscimento e la protezione degli spazi di aggregazione come quello de La Resistenza. “L’Amministrazione ci ha imposto di non usare la nostra sede – hanno spiegato i due attivisti – fino a che non saranno fatti lavori di messa a norma. Gli stessi simpatizzanti de La Resistenza hanno deciso di sostenere le spese affinché le attività possano riprendere al più presto. Quindi i soldi, le ditte e i tecnici sono disponibili, ma l’Amministrazione ha messo in campo una macchina di burocrazia e ostruzionismo che impedisce la stesura di un progetto e il conseguente inizio dei lavori”.
Nel prosieguo del loro discorso hanno dichiarato che in un’epoca storica in cui “il 24% dei giovani fra i 15 e i 25 anni non hanno amici fisici in carne e ossa e il 14% dice di averli ma di non trovare dei luoghi adeguati in cui trascorrere del tempo assieme” la battaglia per la riapertura di un centro sociale diventa ancora più importante per la sua funzione di favorire l’incontro e il confronto fra le persone. Dalle loro parole a emergere è stato anche un altro tema cruciale. Hanno puntualizzato come il denaro non possa diventare un ostacolo all’organizzazione di attività sociali. “Il sindaco Fabbri – hanno ricordato dal Centro – sostiene che siamo liberi di trovare un altro stabile in affitto, considerato che in Italia basta pagare e puoi trovare lo spazio che vuoi. Questa è la visione del sindaco: siamo liberi se abbiamo i soldi per pagare altrimenti smettiamo di fare attività. Noi abbiamo sempre avuto una visione diversa di un paese libero”.
Quindi il richiamo a unire le forze, convinti che la chiusura del Centro di Promozione Sociale non sia un caso isolato ma emblematico e che possa succedere a qualunque realtà associativa. Da qui il ringraziamento, da parte del direttivo, a chi ha dimostrato il proprio sostegno a La Resistenza sottoscrivendo l’appello e partecipando al presidio. Fra chi ha preso il microfono per condividere la propria testimonianza, si sono registrati gli interventi di: Anna Zonari de La Comune, Corrado Oddi di Forum Ferrara partecipata, Leonardo Fiorentini del gruppo civica Anselmo, Federico Besio di Europa Verde, Paride Guidetti del Movimento 5 stelle, Andrea del Collettivo studentesco 25 settembre, Adam Sami di Ferrara per la Palestina e Francesca Audino di Arci Ferrara.
In via della Resistenza venerdì pomeriggio si è percepita la forte preoccupazione di chi denuncia mancanza di spazi in città per la divergenza, l’ascolto e il dibattito politico. Non sono mancati nemmeno i riferimenti ai più ampi scenari nazionali, con dichiarazioni di vicinanza, per esempio, alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma domani (14 dicembre) contro il ddl sicurezza. Il direttivo de La Resistenza, e chi ha fatto un passo in avanti per sostenerne la battaglia, ha auspicato infine una sempre maggior coesione e collaborazione fra chi ha a cuore le esigenze sociali della comunità, un atteggiamento necessario per scongiurare l’isolamento e mantenere viva la democrazia.