Politica
14 Dicembre 2024
L’opposizione presenta una mozione chiedendo una revisione del linguaggio istituzionale per garantire il rispetto delle norme e tutelare la dignità delle consigliere

I Gruppi di minoranza: “Linguaggio discriminatorio e sessista in Consiglio comunale”

di Redazione | 2 min

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Durante la seduta del Consiglio Comunale di Ferrara del 2 dicembre scorso, alcuni interventi da parte della maggioranza sono stati al centro di forti polemiche. La consigliera Marzia Marchi del Movimento 5 Stelle, insieme ai capigruppo delle altre forze di minoranza, ha presentato una mozione per condannare l’uso di un linguaggio considerato discriminatorio e sessista nei confronti delle donne in politica.

Gli attacchi verbali, in particolare quelli rivolti alla Marchi, sono stati definiti dai gruppi di opposizione “inadeguati” e “lesivi” dell’immagine e del ruolo istituzionale della consigliera.

La mozione sottolinea espressioni utilizzate durante il consiglio, come quelle dell’assessore Gulinelli, che avrebbe descritto l’interpellanza della Marchi come “strumentale” e di “scarsa onesgtà intellettuale”, o dell’assessore Balboni, che avrebbe usato un tono paternalista, dicendo che la consigliera era “ignorante” a causa della sua inesperienza nel ruolo di consigliera comunale. Ma è un altro episodio a sollevare particolare indignazione: il consigliere Rendine avrebbe fatto riferimenti sessisti nei confronti della Marchi, utilizzando un linguaggio che la minoranza considera degradante, definendo la consigliera “eccitante quando si arrabbia”.

I firmatari della mozione – che include i gruppi M5S, Pd, Civica Anselmo e La Comune di Ferrara – chiedono che il Consiglio comunale si impegni ad adottare un linguaggio istituzionale rispettoso e conforme alla normativa regionale, in particolare riguardo alla parità di genere. “Il linguaggio usato durante le sedute non può più ignorare la condizione femminile delle consigliere”, si legge nel testo. La mozione impegna anche gli amministratori a evitare ogni tipo di attacco personale e a concentrarsi esclusivamente su questioni politiche e tecniche.

Inoltre, viene sollevata la questione dell’uso del termine “consigliere” al posto di “consigliera”, evidenziando la necessità di una corretta identificazione di genere in tutti gli atti amministrativi e politici.

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