Cronaca
13 Dicembre 2024
La donna, 46 anni, era accusata di truffa, esercizio abusivo della professione, falso e sostituzione di persona

Soldi per pratiche inesistenti, condannata la ‘finta commercialista’

di Redazione | 3 min

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Tre anni e mezzo per truffa, esercizio abusivo della professione, sostituzione di persona, falso. Il tribunale di Ferrara ha condannato in primo grado Barbara Salani, la “finta commercialista” di 46 anni che si era intascata dei soldi per prestazioni professionali mai eseguite – e che non avrebbe potuto eseguire – e per la sottoscrizione di un contratto d’affitto e di utenze domestiche, spendendo il nome altrui.

Non solo. Tra il 2019 e il 2020, in qualità di collaboratrice di studio di un commercialista reale, avrebbe chiesto a due persone importi per circa 10mila euro per le pratiche necessarie per aprire un’attività di Parafarmacia a Ferrara e regolarizzare delle posizioni con l’Agenzia delle Entrate: adempimenti e somme che per la Procura erano privi di giustificativi e non erano corrispondenti a verità. Ancora, avrebbe anche fabbricato dei documenti dell’Agenzia delle Entrate completamente falsi, che attestavano dei rimborsi da parte dell’AdE a beneficio della società costituita dalle due vittime.

Il tutto fingendosi ragioniera e spacciandosi per dottore-commercialista – questa è l’accusa – senza averne titolo.

Non basta. Perché la 46enne era accusata anche di aver indotto in errore una donna nelle trattative per la locazione di un immobile, dando alla proprietaria un falso nominativo. Stesso falso nominativo rilasciato alla società immobiliare che si era occupata della mediazione.

In quella abitazione, inoltre, aveva attivato utenze domestiche con la E-On Energia, spendendo questa volta un altro nome ancora, che aveva preso da una cliente dello studio presso il quale lavorava e alla quale aveva ‘sottratto’ mille euro che sarebbero serviti a regolarizzare la posizione fiscale, appropriandosene invece e non versandola.

Più o meno quanto fatto anche con un’altra cliente dello studio, dalla quale si era fatta consegnare un paio di assegni per quasi 5mila euro, che sarebbero dovuti servire per rimettere le cose a posto con l’Agenzia delle Entrate, e che invece l’imputata avrebbe usato per le proprie spese personali.

La procura, in sede di requisitoria, aveva chiesto la condanna a 5 anni e 9 mesi, oltre a una multa di 5.500 euro. Il giudice ha scelto una pena più vita a livello detentivo, alla quale ha aggiunto una multa di 2,600 euro.

Soddisfatte le parti civili, tra le quali l’avvocato Vasco Sisti, in rappresentanza di una di esse: “le responsabilità e le prove emerse in dibattimento hanno confermato e avvalorato pienamente la nostra posizione. Ci riserviamo ora di procedere in sede civile per ottenere un adeguato risarcimento”. Parte civile anche l’avvocato Alessandro D’Agostino, che si reputa “soddisfatto del risultato raggiunto per la mia assistita, che si è vista palesemente falsificare la copia del proprio documento di identità da parte dell’ imputata, nei confronti della quale è stato ritenuto provato il reato di sostituzione di persona anche con riferimento alla falsa sottoscrizione del contratto di affitto dell’ immobile”.

Le motivazioni sono attese tra 90 giorni.

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