di Piera Fiorito*
Nella seduta del Consiglio comunale del giorno 11 dicembre 24 si è provveduto a votare il PUG, lo strumento urbanistico che andrà a definire l’assetto del territorio per gli anni a venire.
Quale rappresentante dei cittadini di via Favero, del quartiere Borgo Punta con il supporto del Comitato Caldirolo libera, avevo presentato una osservazione, nello specifico la numero 39 che chiedeva di destinare nuovamente l’area tra le vie Mozzoni e Serao (nota come area verde di Via Favero) a verde, precisamente ad ASC (Attrezzatura spazi collettivi) modificando l’attuale destinazione RES ovvero residenziale.
La politica avrebbe potuto decidere e scegliere di agire per la difesa del bene comune, del verde, della tutela degli interessi pubblici. La politica avrebbe potuto votare in maniera compatta, minoranza e maggioranza, senza contrapposizioni ideologiche, per quella che sarebbe stata la naturale conclusione logica della messa in atto delle conclusioni a cui era giunta la commissione di inchiesta che la precedente amministrazione, sempre guidata da Fabbri, aveva istituito e che era arrivata alla conclusione, dopo una attenta disamina delle carte e degli atti, che quell’area doveva tornare nelle mani del pubblico per essere destinata a verde.
A conferma di questa volontà nel maggio di questo stesso anno a firma del direttore generale Mazzatorta era stata inviata via pec alla proprietà del terreno, che non aveva mai ottemperato agli obblighi di cessione cui si era impegnata, una richiesta appunto di adempiere alla cessione dell’area, invito che se non assolto avrebbe generato da parte del Comune una causa legale per ottenerla per le vie giudiziarie.
Quella che tutti noi cittadini ci aspettavamo come naturale conclusione logica di tutto questo era che il Consiglio votasse l’accoglimento dell’osservazione 39. Se dichiari che un terreno deve tornare pubblico, puoi decidere di modificarne la destinazione a livello urbanistico di conseguenza. Così non è stato.
Solo la minoranza (PD – Lista Anselmo – Movimento 5 stelle e La Comune) ha votato a favore del ritorno a verde dell’area, capendo l’importanza strategica di questa decisione. La minoranza e un solo consigliere della lista Fabbi, Luca Caprini, che voglio ringraziare per il suo coraggio, la sua vicinanza, il suo spirito critico, la sua volontà di ascolto e l’impegno. Il suo gruppo consiliare, da cui lui si è discostato in coerenza, ha deciso di votare diversamente. E così ha fatto tutta la maggioranza.
Perchè mi chiedo? Perché sconfessare gli esiti della commissione di inchiesta da loro stessi istituita, perché dimenticare, non considerare la richiesta di cessione inoltrata? Perché non confermare con una decisione politica e nella sede più adatta, quale l’approvazione di un nuovo Piano urbanistico, la destinazione a verde di un’area che lo stesso Comune aveva indagato essere pubblica per le trascrizioni sui rogito, per le prove documentarie rinvenute nelle ricerche.
Certo, in questa vicenda sono chiamati ad esprimersi anche i tribunali. C’è una causa pendente e un blocco lavori in corso. Certo, i giudici decideranno ma penso che la politica non possa tirarsi indietro, non possa alzare le mani, non possa dire “lasciamo che a decidere siano i giudici”, la politica per come la vedo io deve essere una politica capace di decidere, di disegnare una direzione, una volontà. Una politica che agisce, che sceglie, non che decide di non decidere.
Questa poteva essere una bellissima pagina di cittadinanza attiva che unita all’azione istituzionale sarebbe stata in grado di tracciare una direzione importante. Difendere un piccolo lembo di terra, ma grande a livello simbolico, dalla cementificazione, essere accanto alla città, al quartiere, alla comunità tutta.
*rappresentante dei cittadini di Via Favero
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