Era morta in casa, a 31 anni, uccisa da un proiettile in testa sparato per errore dal figlio di 8 anni.
Per l’assurda e drammatica fine di Rkia Hannaoui è stato condannato in primo grado a due anni e sei mesi omessa custodia di arma e concorso in omicidio colposo il vicino, proprietario della pistola. Come pena accessoria il gup del tribunale di Rovigo gli ha comminato una provvisionale di 100mila euro in favore della famiglia.
Rkia Hannaoui perde la vita il 28 marzo del 2023, mentre si trova all’interno della sua casa di Ariano Polesine, in via Fiume, a pochi passi dal Ferrarese. A chiamare i soccorsi sono i due figli di 8 e 11 anni. È il proprietario del casolare e vicino di casa (l’uomo che sarà condannato) ad accorgersi che perdeva sangue dalla testa.
L’uomo chiama i soccorsi e la donna, ancora viva, viene ricoverata in condizioni disperate all’ospedale del Delta di Lagosanto. È qui che i sanitari si accorgono che non si trattava di un incidente domestico, ma di qualcos’altro, avendo scoperto che la 31enne aveva un proiettile conficcato nella testa. Rkia morirà poco dopo.
La pistola viene ritrovata dagli inquirenti poche ore dopo, sotterrata nelle vicinanze del casolare dove si è consumata la tragedia.
Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Adria e della Stazione di Ariano Polesine, supportati da quelli del Nucleo Investigativo di Rovigo, portano a scoprire che a premere, involontariamente, il grilletto di una pistola calibro 22 è stato il figlio minore.
Il piccolo aveva recuperato l’arma dall’abitazione del vicino, prendendola da un cassetto. La detenzione di una pistola senza cautele ha motivato l’incriminazione per omessa custodia. L’esito fatale del ‘gioco’ quella per omicidio colposo.
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