Arriva la risposta di Ferrara per la Palestina dopo che, pochi giorni fa, il ministro Valditara era intervenuto “per ripristinare l’equilibrio informativo” presso una scuola media ferrarese a seguito di un laboratorio che la stessa associazione aveva svolto nel plesso. La segnalazione del laboratorio al ministro era arrivata dall’Unione associazioni Italia Israele (Uaii) secondo la quale durante il laboratorio si sarebbe presentata un’unica prospettiva pro Palestina, dimenticando quindi le ragioni di Israele.
La stessa preside dell’istituto però, sui quotidiani locali, ha anche affermato che per la classe era comunque già in previsione una visita al Meis (Museo dell’Ebraismo e della Shoah) nonché un incontro dove ascoltare le ragioni di Israele.
“Il ministro dell’istruzione Valditara – fanno sapere da Ferrara per la Palestina – è intervenuto sulla nostra attività svolta presso una scuola media a Ferrara; siamo stati accusati di antisemitismo, di fare propaganda e di indottrinare gli studenti”. Invece, sostengono, “il 20 novembre abbiamo parlato ai ragazzi di diritti umani, di cultura palestinese e di pace, rispettando i principi laici e apolitici consoni all’ambiente scolastico”.
“Nonostante ciò – proseguono -, senza alcuna previa visione dei contenuti portati, e regolarmente documentati, siamo stati attaccati pubblicamente. Come Ferrara per la Palestina non accettiamo e non tolleriamo questi gravi attacchi. Rigettiamo le accuse di propaganda politica e di antisemitismo, consapevoli di aver trasmesso i valori su cui si basa la costituzione”.
Non accettano “che vengano messi in discussione i diritti umani, il concetto di pace né tantomeno la nostra cultura. Mettere in discussione la cultura palestinese equivale a commettere un genocidio culturale, è accettare che il nostro popolo venga paragonato alle nutrie”.
“Continueremo – aggiungono – a parlare di cultura, di pace, dei diritti umani non solo nelle scuole, ma ovunque questi valori vengano calpestati”.
Invitano infine tutti il 7 dicembre alle 16 in Porta Paola “per ricordare che la libertà di insegnamento non può essere messa in discussione”.
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