Eventi e cultura
29 Novembre 2024
La responsabile del progetto Chiara Guarnieri: "Quello che sta emergendo a poco a poco è uno spaccato eccezionale di cosa si mangiava a corte nella metà del Cinquecento"

Aperti gli scavi alla Delizia “scomparsa” di Belfiore

di Redazione | 3 min

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Sabato (30 novembre) sono in programma le prime visite guidate aperte alla comunità per scoprire i risultati del progetto di archeologia pubblica e partecipata che coinvolge le scuole del territorio con gli studenti del liceo Roiti e del liceo Ariosto. I turni di visita saranno alle ore 10 alla mattina e il pomeriggio alle 14,15 e 16, il ritrovo sarà in via Orlando furioso.

Per il terzo anno consecutivo, prosegue il progetto triennale di archeologia partecipata e pubblica “Che Delizia Belfiore!”, che sta riportando alla luce un tesoro di epoca estense scomparso dalla memoria. Il progetto di scavo, più unico che raro in Italia, è finanziato interamente dal Comune e vede attiva direttamente la comunità, in primis le scuole del territorio. Sono infatti gli studenti i primi, dopo secoli, a scoprire gli ambienti e gli oggetti appartenuti a chi frequentava la Delizia.

Costruita da Alberto d’Este attorno al 1388 e successivamente ampliata da Lionello, la Delizia subì forti danni nel corso dei secoli: dal saccheggio all’incendio da parte dei veneziani durante la guerra del Sale con Venezia, nel 1483, a quando venne smontata per ricavarne materiale da costruzione, nel 1654. Sopra alla Delizia vennero poi costruiti edifici e si formò un prato. Ora, grazie al progetto partecipato, l’antico tesoro sta tornando alla luce.

Anche quest’anno sono state coinvolte alcune classi del liceo classico Ariosto e del liceo scientifico Roiti che, insieme a Chiara Guarnieri, agli archeologi Flavia Amato e Maurizio Molinari e al Gruppo archeologico ferrarese, stanno proseguendo il lavoro intrapreso gli anni scorsi in modo da avere un’area più ampia di ricerca. Gli studenti coinvolti non partecipano solo alle operazioni di scavo, ma anche a quelle post-scavo, come il lavaggio, la siglatura, il disegno e la fotografia dei reperti recuperati, i quali verranno poi schedati, fotografati e inventariati per permetterne lo studio e restituire alla comunità la Delizia, finora ritenuta scomparsa.

Ideato e diretto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara nella persona di Chiara Guarnieri e realizzato a cura del Gruppo archeologico ferrarese (gaf), il progetto di scavo partecipato è finanziato dal Comune di Ferrara, e ha visto il supporto della Provincia di Ferrara (proprietaria dell’area), del Consorzio di Bonifica di Ferrara (che fornisce ogni anno le recinzioni necessarie per delimitare gli scavi). L’iniziativa ha suscitato anche l’interesse del Centro internazionale didattica della storia dell’Università di Bologna.

“Quello che sta emergendo a poco a poco è uno spaccato eccezionale di cosa si mangiava a corte nella metà del Cinquecento” aveva spiegato prima dell’avvio dei nuovi scavi Chiara Guarnieri, responsabile del progetto, ricordando come siano già emerse inaspettate curiosità, come una vasca per contenere l’acqua, in precedenza non mappata, e reperti come calici di vetro e delle ceramiche provenienti da un butto, che si datano ad un periodo intorno al 1529, anno in cui a Belfiore vi fu un grandissimo banchetto, descritto da Messisbugo, il cuoco di corte degli Este.

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