Un anno e otto mesi e 2mila euro di multa per Giuseppe Tassi (ex amministratore unico di Tassi Group) , 2 anni e 2mila euro per Lorenzo Travagli (progettista e direttore dei lavori), 1 anno e 8 mesi e 2.000 euro per Domenico Di Puorto (amministratore delegato Piemme Group) e 3 anni e 2mila euro per Adelino Sebastianutti (legale rappresentante Gielle). Sono le richieste che la pm Barbara Cavallo ha avanzato durante la sua requisitoria davanti al giudice Marco Peraro per quello che è comunemente riconosciuto come il “processo stadio”. A queste va ad aggiungersi, oltre al risarcimento danni da stabilire, la richiesta che ha fatto la Spal come parte civile attraverso i propri legali: si parla di una provvisionale da 1.086.622 €. Per Fabrizio Chiogna, ingegnere collaudatore, la richiesta è invece di assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
La requisitoria della pubblica accusa e quella della parte civile si sono tenute ieri mattina (25 novembre). Al centro del processo ci sono le presunte difformità strutturali dello stadio Paolo Mazza, riscontrate durante il cantiere per i lavori di ampliamento dell’impianto sportivo cittadino fino a 16mila posti, avviato a seguito della permanenza della Spal in Serie A nel campionato di calcio 2018-2019. Difformità per le quali i quattro imputati per cui la procura chiede la condanna devono rispondere di frode nelle pubbliche forniture.
Barbara Cavallo, fin dal principio della requisitoria durata oltre un’ora, ha annunciato infatti che non avrebbe chiesto la condanna per tutti gli imputati. Il magistrato ha concentrato parte della sua discussione sull’utilità pubblica dello stadio che rimane di proprietà comunale e, quindi di proprietà – e utilità – pubblica. Da qui deriva la fattispecie contestata ex art.356 del codice penale: la frode nelle pubbliche forniture.
Le difese, nel corso del dibattimento, avevano cercato di dimostrare invece che l’accordo tra la società sportiva e la Tassi Group avesse unicamente natura privatistica. Ma, ribatte ora la procura, “come chiaramente evidenziato dal contratto stipulato dalla Spal con il Comune di Ferrara” e “la fattispecie contestata non si riferisce solamente a un contratto con un ente pubblico ma anche con un’impresa che elargisce servizi di pubblici o di pubblica utilità”.
Cavallo ritiene che ciò che ha mosso gli imputati nel portare avanti condotte che ritiene illecite sia stato quello di realizzare i lavori in tempo di record per poter consentire alla Spal di avere lo stadio pronto per la stagione calcistica. Tutti i dissapori intercorsi tra gli imputati legati alla fase esecutiva dei lavori sarebbero nati da questa fretta.
Soddisfatto Vincenzo Bellitti, avvocato del collaudatore Fabrizio Chiogna, che ringrazia la Pm Barbara Cavallo per “aver recepito ciò che è stato espresso nel dibattito”.
Le difese parleranno il 2 dicembre mentre la sentenza è attesa per il 9 dopo eventuali repliche.
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