Politica
21 Novembre 2024
Intervento-lettera aperta di Riccardo Forni del Comitato Diritti Violati di Ferrara sui problemi del nosocomio di Lagosanto e non solo

Finiti i soldi per gli straordinari all’Ospedale del Delta il futuro è la chiusura?

di Redazione | 2 min

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L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale

Maggioranza e opposizione finita la stagione elettorale lavorino assieme perché la sanità è fatta di vasi comunicanti, da Goro a Cento; quando una persona ha bisogno, presenta il codice fiscale non tessere di partito.

La gestione può essere di “destra” o di “sinistra”, con poche differenze. Pesa la capacità del “sistema sanitario nazionale universalista” di limitarne la trasformazione, per cui gli aspetti sanitari sono secondari rispetto ai finanziari.

La Regione Emilia-Romagna, in questi mesi ha spostato con urgenza soldi per ridurre liste d’attesa. Cosa buona e giusta, ma tattica. La strategia, da anni, è depotenziare, per ragioni politiche e di bilancio: togliere soldi a territori e ospedali di periferia in tutta la regione, per favorirne alcuni. L’ospedale Delta-Lagosanto, riferimento anche del capoluogo, privo di sostegno politico trasversale e che dista 40 chilometri dai concorrenti di Ravenna, Ferrara, Adria e Porto Viro (Veneto), è predestinato al requiem. Dopo la riduzione estiva di letti, chirurgia e urologia, è, ipotesi limitare chirurgia ortopedica. Il Delta ha un bacino di 70/90mila persone, più quello estivo; Ortopedia dal 1° dicembre ha 7 unità, compreso primario, mentre, a Cento sono 10 in un ospedale per 60mila persone.

Ausl, dopo aver eliminato chirurgia oncologica e dirottato su Cona robotica di urologia, potrebbe fare “tagli di produzione” partendo da ortopedia perché sono finiti i soldi per gli straordinari sabato, domenica e festivi.

Ridurre attività settimanali per recuperare ore e coprire guardie, prima straordinario, è una falsa soluzione perché il reparto -da anni- è sotto organico.

Se Ausl non garantisce risorse per “pronta disponibilità”, paventando chiusure, mette in difficoltà la Direzione e pone interrogativi. Spostare sul reparto la decisione di cessare attività, è giuridicamente discutibile, con un’ombra morale perché parrebbe che le attività si chiudano solo perché medici non più pagati. Eventualità estranea allo stile di reparto per il rispetto dato a collaboratori e pazienti, e perché i medici continueranno con consueta dedizione e tempo.

Ausl dovrebbe assumere atti, proporli e concordare la decisione con Conferenza Socio Sanitaria Territoriale e Sindaci, perché sono modifiche alla programmazione; altrimenti si nasconderebbe, dietro un risvolto contrattuale, l’errata valutazione delle risorse necessarie a garantire i servizi.

I problemi non si risolvono riducendo, ma entrando “nel merito e nelle competenze”. Le conseguenze sarebbero: nuove liste d’attesa, pazienti che vanno altrove; sanitari professionalmente mortificati; medici spinti ad altre sedi; aumento mobilità passiva e costi extra regionali. Limitando i budget si chiudono servizi, parte una guerra tra “poveri di sanità” e si aumenta il rassegnato distacco dalle istituzioni.

Riccardo Forni, giornalista

Comitato Diritti Violati Ferrara

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