La dura battaglia ingaggiata dai lavoratori e dalle lavoratrici della Berco contro i 480 licenziamenti annunciati dal board aziendale ha incontrato la solidarietà unanime della politica ferrarese.
In gioco c’è il futuro delle loro famiglie e la tenuta sociale, non solo economica, di un intero territorio che da anni soffre la mancanza di politiche industriale in settori produttivi strategici come il manifatturiero, la metalmeccanica e la chimica. Berco e Rexnord sono le punte di un iceberg sociale dalle dimensioni sempre più allarmanti: a rischio non è solo la presenza di storici marchi industriali del territorio ma la tenuta di tantissime imprese dell’artigianato locale, legate all’indotto.
I dati della cassa integrazione straordinaria nella nostra provincia parlano di 1 milione e 545 mila ore già impiegate nel 2024, i sindacati denunciano quasi mille posti di lavoro a rischio entro fine anno. A ciò si aggiunge la forte preoccupazione per le ripercussioni negative che la chiusura dei cracking di Priolo e Brindisi avrà sulla capacità di approvvigionamento del Polo chimico di Ferrara, dove la produzione procede a singhiozzo e con poche prospettive certe. Uno scenario da brividi che, senza investimenti e politiche industriali coraggiose da parte del governo, rischia di annullare i benefici promessi dalla recente istituzione della Zona Logistica Semplificata.
Di fronte a tutto ciò la politica locale deve saper fare squadra, andando oltre polemiche di corto respiro, per rendere nuovamente appetibile il territorio ferrarese a chi vuol fare impresa in modo innovativo e sostenibile. Un primo passo l’ha fatto il Consiglio comunale di Ferrara, approvando in modo unanime due documenti che chiedono il ritiro dei licenziamenti aperti e un piano strategico di investimenti che eviti la desertificazione industriale del territorio. Il Partito Democratico ha dato un contributo importante alla discussione, chiedendo impegni stringenti a chiunque governerà la Regione Emilia Romagna nei prossimi anni: la provincia di Ferrara necessità di più attenzione, più investimenti nella rete infrastrutturale, più incentivi allo sviluppo economico.
Anche il governo nazionale, però, deve fare la sua parte rivedendo i pesanti tagli agli enti locali e al fondo nazionale per l’innovazione nel settore Automotive inseriti nella legge di bilancio. L’Italia non potrà mai vincere la sfida della transizione energetica se taglia 4,6 miliardi alla ricerca sui motori elettrici. Riunire la Consulta provinciale dell’economia e del lavoro è urgente e fondamentale: per superare le crisi in atto servono interventi programmati sul medio-lungo periodo, coerenti con il Patto per il lavoro e il clima della nostra regione. Abbiamo bisogno di politiche pubbliche efficaci che diano stimolo e supporto all’economia locale, per questo Sipro non deve essere depotenziata o dismessa.
Nel frattempo nessuno sia lasciato indietro: le amministrazioni locali aprano un ragionamento con gli istituti bancari per ottenere moratorie sui mutui e finanziamenti delle famiglie colpite da crisi aziendali, mentre governo e regione trovino risorse aggiuntive per finanziare gli ammortizzatori sociali delle imprese artigiane. Il futuro dell’economia ferrarese dipende dalla buona politica, da istituzioni pubbliche capaci parlare con voce autorevole nelle sedi che contano: saremo sempre pronti a fare la nostra parte in questo gioco di squadra perché senza industrie e lavoro, un territorio muore. Non possiamo permetterlo.
Il coordinamento comunale e il gruppo consiliare del Partito Democratico di Ferrara
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