Argenta
14 Novembre 2024
Alla sbarra ci sono quattro persone di nazionalità pakistana. Ieri il giudice ha pronunciato non luogo a procedere per il reato di sequestro di persona e potrebbe fare lo stesso anche per la rapina, dopo la testimonianza della persona offesa

Picchiato e messo nel bagagliaio dalla gang. Il processo rischia di ‘sgonfiarsi’

di Davide Soattin | 3 min

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Argenta. Sembrerebbe destinato a ‘sgonfiarsi’ il processo per rapina, lesioni personali e sequestro di persona ai danni di un 31enne di nazionalità pakistana che, l’11 aprile 2021, ad Argenta, sarebbe stato picchiato, rapinato e poi sequestrato da una gang di connazionali. Cinque persone in tutto tra i 28 e i 35 anni, anche se quattro (avvocati Enrico Belletti, Eros Crepaldi e Mariella Cicorella) sono quelle finite alla sbarra, dal momento che uno di loro è risultato irreperibile, sono imputate per quello che – per modalità di esecuzione, almeno fino all’udienza di ieri – sembrava essere un regolamento di conti.

Fino all’udienza di ieri perché il 31enne, persone offesa nella vicenda, con la propria testimonianza ha ridimensionato un po’ la vicenda.

Ma andiamo per gradi e raccontiamo quella che è l’accusa. Secondo la Procura infatti, con la scusa di chiarirsi per una precedente discussione nata per motivi economici, la vittima fu attirata in una strada di campagna da uno dei suo presunti aggressori e, una volta sul posto, fu colpito con calci e pugni da tre connazionali che, oltre a provocargli ferite e contusioni giudicate successivamente guaribili in quattro giorni all’ospedale, gli avrebbero anche strappato di mano il telefono cellulare, distruggendoglielo dopo averlo sbattuto a terra con forza.

Il 31enne sarebbe però riuscito a scappare a bordo di un furgone, trovando riparo nel cortile condominiale dell’abitazione di suo nipote. Lì sarebbe comunque stato raggiunto dai tre connazionali, a loro volta supportati da altre tre persone, di cui una mai identificata, che lo avrebbero prima fatto scendere dal mezzo e poi, dopo averlo preso nuovamente a calci e pugni, oltre che a colpi di bastone, lo avrebbero chiuso nel bagagliaio della Opel Zafira con cui erano arrivati sul posto.

Dopo averlo tenuto in ‘ostaggio’ per diverso tempo, i cinque lo avrebbero poi portato nel parcheggio del supermercato Coop, dove lo avrebbero nuovamente aggredito.

Durante l’udienza di ieri – però – è caduta l’accusa di sequestro di persona, per cui è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere, dal momento che l’episodio in sé era emerso solamente nelle sommarie informazioni testimoniali che la presunta vittima aveva rilasciato ai carabinieri, ma non nella querela, diventando quindi improcedibile.

Così come – nella prossima udienza – potrebbe cadere anche l’accusa di rapina, dal momento che il 31enne – sentito in aula – ha raccontato che, in realtà, i tre connazionali che gli avevano strappato il telefono lo avrebbero fatto poiché, ingannati dal fatto che l’uomo stava camminando con la torcia del telefono accesa per farsi luce nel buio, avevano inizialmente creduto che li stesse filmando e quindi avevano reagito violentemente, senza però l’intenzione di volerlo rapinare.

Ma non solo, ieri in aula, davanti alle foto segnaletiche dei suoi presunti rapinatori, la persona offesa avrebbe anche riconosciuto persone diverse rispetto a quelle che aveva indicato in fase di indagine come autori dell’agguato. Su questo aspetto, e sull’accusa di rapina, il collegio del tribunale di Ferrara dovrebbe pronunciarsi nella prossima udienza, fissata per marzo, quando – a tal proposito – sarà sentito anche l’agente di polizia giudiziaria che aveva identificato i protagonisti della vicenda.

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