Adescava le sue vittime in stazione, chiedendo loro un passaggio in automobile o proponendo rapporti sessuali a pagamento, e poi le rapinava del portafoglio che tenevano nelle tasche posteriori dei pantaloni.
A lei, Petronela Ursu, 30enne di nazionalità straniera, finita a processo con l’accusa di violenza sessuale, rapina e furto con destrezza, ieri mattina (mercoledì 13 novembre) il tribunale ha inflitto 6 anni e 6 mesi di carcere per fatti avvenuti a Ferrara tra il 2023 e i primi mesi di quest’anno, dopo che il pm Stefano Longhi ne aveva chiesto la condanna a 8 anni e 6 mesi.
La donna era stata arrestata lo scorso aprile, quando gli uomini della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura, avevano raccolto un solido quadro indiziario a suo carico. Basti pensare che, in uno degli episodi finiti sotto la lente degli inquirenti, nel tentativo di adescare una delle sue vittime, la 30enne aveva addirittura palpato ripetutamente le parti intime a un uomo portatore di invalidità, dapprima nel parcheggio vicino allo scalo ferroviario e poi lungo il sottopassaggio.
Due ulteriori episodi erano poi sfociati in rapine aggravate. Nel primo caso, la donna era salita a bordo dell’automobile di un uomo a cui aveva chiesto insistentemente di avere un rapporto sessuale, toccandolo ripetutamente in varie parti del corpo. Poi, davanti al secco rifiuto di lui, la donna lo aveva colpito con schiaffi e pedate, riuscendo a impossessarsi del denaro che il malcapitato di turno aveva nel portafoglio, prima di darsi alla fuga.
Altra rapina era stata commessa poche settimane dopo ai danni di un anziano totalmente invalido, all’uscita di una tabaccheria. Dopo averlo afferrato alle spalle e avergli sfilato il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, la donna lo aveva spintonato a terra per poi fuggire immediatamente dopo. Nell’occasione, la vittima aveva riportato lesioni giudicate guaribili in sette giorni.
E ancora, nei primissimi mesi del 2024, dopo essersi avvicinata a un uomo fino ad abbracciarlo, gli aveva toccato più volte i genitali, proponendogli di appartarsi: distratta la vittima, l’odierna condannata si era impossessata del telefono cellulare che lo sventurato aveva nel marsupio.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile dopo aver sentito i testimoni e aver passato al vaglio i successivi riconoscimenti fotografici avevano, quindi, permesso di cristallizzare le varie fasi degli episodi delittuosi e il modus operandi adottato e risalire all’identità della responsabile, che ora dovrà scontare la sua pena in carcere.
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