Cronaca
14 Novembre 2024
In aula parla l'uomo usato come 'gancio' dalla trasmissione televisiva Mediaset per incastrare il 57enne ferrarese finito a processo per aver fatto prostituire la figlia dell'ex compagna: "Ricordo che lei accusò un attacco di panico durante uno dei rapporti"

‘Nonno Magno’ a processo. Il racconto dell’infiltrato de Le Iene

Davide Magnani
di Davide Soattin | 5 min

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Aveva letto l’annuncio online di una coppia – dove “lui aveva una certa età e lei era più giovane” – a cui “piaceva giocare” e che, a questo proposito, chiedeva di essere contattata. A parlare ieri (13 novembre) in aula, sentito come testimone nel processo a Davide ‘Magno’ Magnani, è stato l’uomo usato come ‘infiltratodalla trasmissione televisiva Le Iene per incastrare il 57enne ferrarese, durante uno degli incontri a luci rosse finiti al centro dell’indagine Angel&Devil, con cui finì in manette l’ex responsabile dell’associazione MeravItalia.

A quest’ultimo, la Procura di Ferrara, che ha coordinato le indagini, contesta lo sfruttamento della prostituzione di una ragazza di 21 anni, oggi 24enne, per fatti che sarebbero avvenuti tra il 2018 e il 2021, con cui – secondo quanto sostenuto dagli inquirenti – avrebbe avuto anche rapporti sessuali quando lei, figlia della sua compagna di allora, era ancora minorenne e aveva meno di sedici anni (dal maggio 2014 al maggio 2016), e addirittura quando ne aveva meno di quattordici.

L’uomo dovrà anche rispondere per la produzione di materiale pedopornografico per cinque video di lei girati nel 2013 e per lo sfruttamento della prostituzione minorile della giovane dal gennaio 2016 al maggio 2018. A ciò si aggiunge infine la cessione aggravata di stupefacenti per i rapporti sessuali quando la vittima era minore, tra cui cocaina, dal 2018 al 2021

Il testimone, davanti al collegio del tribunale, ha raccontato di essere riuscito a risalire al nome dell’imputato attraverso il numero telefonico che era stato inserito nell’annuncio. Secondo la propria versione dei fatti infatti, nel ruolo di ‘gancio’ per la trasmissione Mediaset, avrebbe iniziato a chattare con l’utenza in questione su Whatsapp, dicendosi interessato a quanto veniva proposto e ricevendo – sempre per messaggio – alcune foto e video della ragazza, sia vestita che nuda, oltre che in atteggiamenti sessuali espliciti, a volte anche in compagnia di un altro uomo, quasi a garanzia dell’inserzione.

Solamente dopo una ricerca più approfondita, usando il numero telefonico presente nell’annuncio, il testimone riuscì a risalire all’identità della persona con cui stava chattando, che ha confermato essere Davide Magnani. “Se digitato su Google infatti – ha spiegato – il numero veniva associato a un’associazione a difesa e tutela delle donne (la MeravItalia appunto, ndr) e a un profilo Facebook attribuibile a Magnani, poiché non erano stati messi i blocchi, dove c’erano anche foto della ragazza, di cui avevo ricevuto altre immagini in privato”.

“Una volta individuata la ragazza, vidi che aveva un’amicizia in comune con me su Facebook – ha proseguito il ‘gancio’ nella propria testimonianza – e quindi contattai quella mia amica che entrambi conoscevamo, chiedendo di poter parlare con i genitori della ragazza. Non ne ebbi la possibilità perché quella mia conoscente non sapeva dove trovare i contatti, ma mi disse di contattare Le Iene perché già in passato aveva fatto così per un’altra vicenda. E così alla fine feci”.

Successivamente, l’uomo è passato a raccontare ciò che successe durante l’incontro del 26 febbraio 2021 quando, coordinato dalla redazione de Le Iene, munito di un microfono e di una telecamera simile a una GoPro, entrambi nascosti, partecipò a uno degli incontri a luci rosse in cui – secondo la Procura di Ferrara – la ragazza, che aveva 21 anni, sarebbe stata fatta prostituire, chiedendo soldi ai ‘clienti’ in cambio di prestazioni sessuali, durante serate in cui spesso girava anche cocaina.

L’uomo – che con Magnani aveva pattuito il pagamento di “300 euro solamente per guardare” – ha quindi ricordato di essere stato inserito in un gruppo Whatsapp denominato “Chat Incontro 26” in cui c’erano anche altri utenti perché “la loro intenzione era quella di creare un incontro con più persone” ha aggiunto. Non fu però tutto subito facile: “Erano emerse delle difficoltà – ha proseguito – perché poco prima dell’appuntamento, Magnani mi disse che alla ragazza non andava più. Le Iene però mi dissero di insistere e alla fine riuscimmo a fissare l’incontro”.

“Ci trovammo nel parcheggio di un centro commerciale” ha affermato. “Magnani mi venne incontro – ha ricordato – e insieme andammo in una casa poco più distante. Entrammo e, in quel momento, eravamo solo io, lui e quella ragazza. Una delle prime cose che mi disse fu ‘non ti sentire in imbarazzo se sono più vecchio di lei perché io sono l’ex moroso di sua mamma‘. Aspettammo poi l’altro ragazzo che sarebbe dovuto venire e, nel frattempo, andai in bagno con Magnani, a cui diedi i soldi che avevamo pattuito precedentemente”.

Davanti ai giudici, incalzato dalle domande della pm Isabella Cavallari, l’infiltrato de Le Iene ha messo insieme altri dettagli di quell’incontro. Dai partecipanti che “sniffavano polvere bianca” a Magnani che “mi diede il consenso a riprendere col mio telefono cellulare gli atti sessuali tra lui, l’altro ragazzo e la ragazza”. “Per me – ha affermato, lasciandosi a un’interpretazione personale – lei tante cose non le sapeva. Ricordo anche che, a un certo punto della serata, si sentì male. Mi sembra accusò un attacco di panico“.

Una volta uscito dall’appuntamento, l’uomo si diresse nell’albergo in cui soggiornava un incaricato de Le Iene a cui diede le immagini e i filmati girati durante l’incontro. “Magnani – ha aggiunto – mi scrisse, chiedendomi le foto e i video di quella sera, ma io non gli risposi e lui mi bloccò“.

In possesso dei girati di quanto accaduto durante quella serata a luci rosse, la trasmissione Mediaset – attraverso il giornalista Luigi Pelazza – contattò il comando provinciale dei carabinieri di Ferrara, parlando con l’allora comandante del Nucleo Operativo, il colonnello Mauro Maronese. Sentito ieri in tribunale, il militare ha raccontato che – una volta incontrato l’inviato de Le Iene e ricevuto il materiale d’indagine – inviò i dati raccolti alla Aliquota Operativa, facendo poi partire gli accertamenti, che portarono all’arresto di Magnani a marzo 2021.

Si torna in aula il 27 novembre, quando il collegio del tribunale conferirà l’incarico al perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche finite al centro dell’inchiesta.

 

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