di Elena Coatti
Gli interventi economici a sostegno dei lavoratori devono esserci. Ma non possono essere l’unica strada, gli operai vogliono lavorare. Questa è la richiesta dei metalmeccanici ferraresi a rischio licenziamento, di cui il senatore Tino Magni si sta facendo portavoce in sede parlamentare.
In vista del tavolo di confronto tra Berco e le organizzazioni sindacali a Roma, l’ex dirigente sindacale della Fiom ha incontrato le Rsu e visitato il petrolchimico.
Ad accompagnarlo i candidati alle regionali della lista Avs-Coalizioni Civiche-Possibile Sara Tramarin, Marcello Folegatti, Elisa Bratti e Federico Besio e il coordinatore di Sinistra Italiana Sergio Golinelli.
Se annullare la procedura di licenziamento può sembrare un traguardo importante, non basterà a salvare le 480 famiglie ferraresi. Golinelli ricorda, infatti, che la “disdetta del contratto integrativo aziendale comporterebbe una perdita di salario di almeno 5mila euro all’anno, il che significa 400 euro in meno ogni mese in busta paga”.
E non finisce qui, perché, come sostiene Magni, “Berco per molti anni ha solo guadagnato e non ha investito, i macchinari sono vecchi e una multinazionale non può venire nel nostro Paese e prendersi il meglio lasciandoci i rottami e le persone sul lastrico”. E aggiunge che “senza investimenti, non c’è futuro”: solo un piano di “ristrutturazione aziendale, che guardi anche alla transizione ecologica, eviterà il prolungarsi della crisi industriale”.
Il senatore non esita a condannare l’azienda per non aver cercato un confronto con i sindacati sulle difficoltà del mercato e le problematiche ad esse collegate, definendo la sua decisione un vero e proprio “ricatto”. “È inaccettabile – afferma -, ma lunedì c’è stata una grande manifestazione. I lavoratori sono in lotta e sono molto soddisfatto nel dire che c’erano tutte le forze politiche di Ferrara. Questo non è un problema di qualcuno, ma di tutti, in particolare delle forze di maggioranza”.
“I processi di riorganizzazione e ristrutturazione ci sono sempre stati – prosegue Magni -, però noi abbiamo una prima ministra che afferma che l’occupazione è cresciuta. Ma da diversi mesi sono in calo due settori strategici del nostro Paese, quello metalmeccanico e quello tessile”. I partiti di maggioranza devono, dunque, assumersi la responsabilità di tale andamento: ci vuole un vero piano industriale e una presa di posizione collettiva da parte di tutte le forze politiche, secondo il senatore, “perché se è vero che le decisioni le prendono gli imprenditori, la politica deve individuare una direzione, come vengono spese le risorse e quali condizioni vengono poste ai lavoratori”.
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