“Sorge il legittimo dubbio che il sindacato stia strumentalizzando questioni di somma importanza, per sostenere una vertenza individuale attraverso un’azione che parrebbe appropriata solo per problemi di carattere generale e di ben più ampio respiro”.
A parlare, dopo la manifestazione tenutasi davanti al Teatro Abbado, è il direttore generale della Fondazione Carlo Bergamasco, che respinge le accuse del Sindacato Lavoratori della Comunicazione – Cgil: “la manifestazione è stata indetta, almeno formalmente, per chiedere il rinnovo del Ccnl e i finanziamenti pubblici al settore dello spettacolo dal vivo. Si tratta di tematiche di carattere generale, che trovano adesione anche da parte della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, anzi sembra addirittura superfluo ribadire che un rinnovo del contratto collettivo ed un maggiore apporto di fondi pubblici allo spettacolo è fortemente auspicato da qualsiasi operatore del settore”.
Ma per Bergamasco “queste importantissime questioni sembrano restare confinate sullo sfondo, dato che la manifestazione sindacale è stata dedicata, prevalentemente, ad una protesta per quello che viene definito, in modo improprio e strumentale, un ‘licenziamento”, cioè il mancato rinnovo del contratto stagionale di una singola dipendente (guarda caso, personalmente impegnata in attività sindacale proprio in seno alla Cgil). Non a caso, una manifestazione regionale, che – sulla carta – sembrava voler affrontare tematiche di respiro nazionale, è stata indetta a Ferrara”.
“Qualche esponente della Cgil – aggiunge il direttore – ha addirittura ipotizzato che il mancato rinnovo di cui si tratta preluda al ritorno dei cosiddetti ‘licenziamenti per rappresaglia’. Si tratta di un’affermazione gratuitamente insultante e di inconcepibile gravità, che merita una risposta assolutamente netta”.
Bergamasco ricorda che la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, nel corso dell’ultimo quadriennio, ha proceduto a progressive stabilizzazioni di molti lavoratori precari, nonché a vari passaggi di livello e miglioramenti della posizione lavorativa di dipendenti, in attuazione di una linea d’azione volta ad investire sul personale come risorsa primaria del Teatro.
“Di queste 11 stabilizzazioni, 11 passaggi di livello e 4 miglioramenti retributivi hanno beneficiato – sottolinea -, in modo indiscutibilmente meritato, vari esponenti della Cgil, il cui impegno sindacale, certamente, non era da meno di quello della dipendente il cui contratto non è stato rinnovato. La Fondazione, pertanto, è nelle condizioni di poter pubblicamente sbugiardare chiunque la accusi di attuare ‘licenziamenti per rappresaglia’. Questa irricevibile accusa, pertanto, va respinta al mittente”.
La condizione di lavoro precario basata sul ricorso, peraltro assolutamente legittimo, a contratti stagionali, riguardava un elevato numero di lavoratori del Teatro: al momento dell’insediamento del cda nel 2021, “vi erano lavoratori in condizioni di precariato che si protraevano da trent’anni. Le nuove assunzioni, le stabilizzazioni, le erogazioni di superminimi ed i passaggi di livello sono iniziative intraprese in via del tutto autonoma dal cda, e proseguiranno, ovviamente in modo necessariamente graduale e compatibile con le risorse di bilancio”.
“Allora, dobbiamo chiederci – attacca l’avvocato -: dove erano i sindacati, dove era la Cgil quando si è determinata questa situazione di precariato diffuso? Dove era la Cgil quando questa situazione si è sedimentata diventando una condizione di stabile precarietà? Perché è stato un cda, espressione di una giunta di centrodestra (che non mancheremo mai di ringraziare per il sostegno dato alla Fondazione Teatro), ad iniziare autonomamente un’azione di superamento di questa situazione, che i sindacati non avevano mai nemmeno pensato di chiedere?”.
“Certo, non ci si può stupire – incalza – che la Cgil non abbia mai alzato la voce quando l’amministrazione della Fondazione Teatro era espressione di una parte politica a loro vicina, ma non si può accettare che lo faccia ora, dopo quattro anni di miglioramenti progressivi dei quali non può rivendicare alcun merito”.
Bergamasco afferma, immaginiamo involontariamente, una cosa non vera: la Slc Cgil nel 2013 proclamò uno sciopero contro il cda per ottenere un aumento in busta paga, per il riconoscimento delle professionalità acquisite e gli scatti di anzianità di alcuni dipendenti e successivamente, insieme ad altre sigle, attaccò duramente i vertici della Fondazione.
“Questo comportamento, che per certi versi potrebbe rasentare la diffamazione – conclude –, pone una gravissima ipoteca sull’affidabilità stessa della Cgil – Slc come interlocutore della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. Nonostante questo, l’intendimento della Fondazione è quello di proseguire nel percorso di progressivo miglioramento delle condizioni lavorative e contrattuali del personale, fintanto che le risorse del bilancio lo consentiranno”.
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