È preoccupante vedere come la cultura, da strumento di arricchimento collettivo, possa trasformarsi in un mezzo per accumulare e difendere il potere, anche quando questo compromette la credibilità stessa delle istituzioni.
La recente notizia del sequestro di un’opera, presentata come proprietà di Sgarbi, destinata alla mostra Il Cinquecento a Ferrara a Palazzo dei Diamanti, è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di vicende che gettano un’ombra su una figura che riveste un ruolo apicale nella nostra città. Una delle opere incluse nella mostra è stata sequestrata dai carabinieri tre giorni prima dell’inaugurazione poiché risultava rubata.
Quando lo scorso febbraio presentai la mozione – PG 7563 – 15/ 01/2024 – sostenuta dai gruppi consiliari di minoranza, per chiedere la revoca della nomina di Vittorio Sgarbi a presidente della Fondazione Ferrara Arte, l’intento era semplice: preservare l’integrità di un’istituzione che rappresenta la nostra città.
Le fondazioni culturali meritano trasparenza, e chi le dirige dovrebbe rappresentare il massimo esempio di rispetto per il patrimonio storico e artistico.
La situazione odierna conferma quanto fosse necessario, allora come oggi, interrompere i rapporti con la Fondazione Cavallini-Sgarbi e riaprire il dialogo sul valore di tali nomine.
Perché permettere che il nome di Ferrara venga associato a inchieste di opere d’arte rubate? Chi si assume la responsabilità di questa gestione scandalosa? Il sindaco Alan Fabbri, che nonostante gli scandali ha riconfermato Vittorio Sgarbi Presidente di Ferrara Arte?
Auspico che la cultura torni ad essere gestita con serietà e integrità, senza che resti soggetta a interessi privati e personalismi.
Ferrara merita di meglio.
Anna Ferraresi
ex consigliera comunale
𝗖𝗵𝗶 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗮 𝗙𝗲𝗿𝗿𝗮𝗿𝗮? 𝗟’𝗼𝗺𝗯𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗮𝗴𝗶𝗻𝗶 𝘀𝘂 𝗦𝗴𝗮𝗿𝗯𝗶 𝘀𝗶 𝗮𝗹𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮