Politica
9 Novembre 2024
L’ex premier a Ferrara per l’inaugurazione della mostra dedicata alo storico segretario del Pci al circolo Acli di Pontelagoscuro

D’Alema su Berlinguer: “Rappresentava quegli ideali senza i quali la sinistra è perduta”

di Redazione | 3 min

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“Berlinguer e Craxi sono i due volti di una sconfitta storica della sinistra. Ma è necessario parlare di sconfitta con senso della misura. Perché la sinistra ha anche lasciato il segno nella storia d’Italia. Nel 1978, nello stesso anno della morte di Moro, è stata fatta: la riforma sanitaria, che per anni ha dato al paese un sistema fra i più avanzati al mondo, la legge sulla interruzione volontaria di gravidanza e la legge Basaglia. Delle riforme talmente importanti da segnare tuttora la vita degli italiani”.

Massimo D’Alema, ex premier e storico esponente del centro-sinistra, ieri (8 novembre) ha parlato di sinistra e della figura di Enrico Berlinguer, a 40 anni dalla sua morte, al centro sociale Il quadrifoglio di Pontelagoscuro. La circostanza è stata propiziata dall’inaugurazione, avvenuta sempre venerdì pomeriggio, della mostra dedicata a Berlinguer (curata da Anna Quarzi) al circolo Acli ferrarese di Corso del popolo 109. L’intervento di D’Alema – introdotto da Gaetano Sateriale (già sindaco di Ferrara dal 1999 al 2009) – ha preso spunto dagli episodi raccontati nel suo libro “A Mosca l’ultima volta. Berlinguer e il 1984”, per poi fare un bilancio generale della stagione politica che vide Berlinguer alla guida del Partito comunista italiano.

“Indubbiamente, Craxi portò nella politica italiana una carica innovativa – ha detto D’Alema – che non era priva di ragioni. Mentre Berlinguer rappresentava il legame con il popolo e con i nostri ideali, senza i quali la sinistra è perduta. Avremmo avuto bisogno di una personalità in grado di essere tutte e due le figure insieme”.

Se questa è la lezione che l’ex premier ha tratto dal passato, riguardo al presente si è espresso, invece, in questi termini: “La sinistra, o ciò che ne resta, dovrebbe riappropriarsi di una cultura critica della società esistente. Una critica che non ceda all’apologia del capitalismo e del mercato, che hanno generato innumerevoli diseguaglianze e ingiustizie”.

Quindi D’Alema ha commentato la fase del segretario del Pci successiva al tentativo di compromesso storico. “Il Berlinguer di quegli anni (che vanno dal 1980 al 1984, ndr) fu di una modernità impressionante. Evidenziò come la rivoluzione femminista coinvolgesse la vita di ognuno. Fu capace di portare il tema ambientale nella cultura della sinistra, che ai tempi era industrialista. Affrontò in maniera acuta il rapporto fra innovazione tecnico-scientifica e la condizione umana. L’ultima sua stagione è stata caratterizzata dallo sforzo coraggioso di costruire una critica moderna della società, non più basata su modelli considerati superati o falliti”.

Infine, D’Alema ha condiviso con i molti spettatori presenti in sala il ritratto personale che conserva di Enrico Berlinguer: “Era un uomo timido, ma dentro a questo involucro c’era una volontà di ferro. C’era quindi questo contrasto fra l’apparente timidezza e l’enorme fermezza del suo carattere”. Inoltre ha messo in luce come la “dimensione della famiglia fosse per un lui un principio di vita, in ciò fu molto influenzato dal mondo cattolico”.

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