Naomo Lodi indagato per peculato. Già chiuse le indagini
Nicola Lodi, detto Naomo, dopo la condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi per induzione indebita, rischia di affrontare un ennesimo processo penale. Questa volta l'accusa è di peculato
Nicola Lodi, detto Naomo, dopo la condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi per induzione indebita, rischia di affrontare un ennesimo processo penale. Questa volta l'accusa è di peculato
Si è schiantato sui prati di Palmirano, a poche centinaia di metri dall'ospedale di Cona, un ultraleggero guidato da un uomo di 66 anni. La chiamata ai vigili del fuoco e alla Polizia di Stato è arrivata intorno alle 11.45. A dare l'allarme sono stati alcuni automobilisti di passaggio
Fondamentale per la sentenza è stato il riconoscimento dell'assenza di "problematiche relative alla meritevolezza". La libera professionista non aveva infatti contratto debiti in modo irresponsabile, ma era stata travolta da eventi esterni ritenuti a lei non imputabili
In una situazione umanitaria per cui a livello globale sono 120 milioni le persone costrette alla fuga (dall’ultimo report dell’Agenzia Onu per i rifugiati), l’8 novembre a Ferrara si è ripartiti dalla realtà locale per tratteggiare un quadro delle tutele previste per i minori stranieri non accompagnati
"Quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare e a vincere". A Ferrara nel 2024 si sono spesi nel gioco d'azzardo quasi 235 milioni di euro (234.931.901,71), una cifra che se divisa per abitante, comprendendo i bambini, ammonta a 1806 euro. In entrambi i casi si tratta della cifra più bassa in regione
Una pala d’altare dal titolo Compianto sul cristo morto della metà del XVII secolo prestata da Vittorio Sgarbi, presidente recentemente confermato della Fondazione Ferrara Arte, al Palazzo dei Diamanti per la mostra Ferrara e il Cinquecento è stata sequestrata dai carabinieri e spedita a Roma al reparto operativo del Nucleo Tutela Patrimonio lo scorso 9 ottobre, pochi giorni prima dell’inaugurazione. A riportarlo sono Il Fatto Quotidiano e Report in un’inchiesta congiunta uscita in televisione nella sera del 7 novembre e sul giornale odierno.
Nell’articolo a firma Thomas Mackinson, che insieme a Report aveva già fatto l’inchiesta su La cattura di San Pietro di Rutilio Manetti, viene spiegato come il dipinto figuri nel catalogo della mostra di Palazzo Diamanti anche se la scheda curatoriale non riporterebbe la provenienza. Nessuno però pare sapere dove sia finita visto che nella sala nove, dove dovrebbe essere per le dimensioni, non c’è. Solo alla fine, fa sapere il giornalista, arriva la conferma del direttore di Ferrara Arte Pietro di Natale: “Non è stato esposto perché c’è un provvedimento dell’autorità giudiziaria per un’indagine in corso”.
Secondo la ricostruzione che esce dall’inchiesta il quadro apparteneva alla famiglia del giornalista Paganello Spetia e risulta rubato dal palazzo di famiglia, vicino a Perugia, nel 1984. Lo stesso Spetia, raggiunto da Mackinson, scopre solo dalla penna de Il Fatto Quotidiano che il dipinto risulta ora di proprietà della Fondazione Cavallini-Sgarbi.
Oltre al dipinto a Palazzo dei Diamanti i carabinieri hanno sequestrato anche una scultura in terracotta del volterrano Raffaele Consortini, Madre e figlio, datata 1939 e furto denunciato nel 1997 e di proprietà dell’ex giudice della Corte d’Appello di Firenze Antonio Nannipieri. Regalata dalla madre per il figlio tragicamente scomparso nel 1987. A distanza di 23 anni è ricomparsa al Mart a Rovereto, di cui Sgarbi è presidente, nella mostra Giotto e il Novecento che si è tenuta dal 5 dicembre 2022 al 4 giugno 2023 e la proprietà verrebbe indicata come Fondazione Cavallini-Sgarbi.
“Non sono indagato e si tratta di un errore – precisa Sgarbi a Estense-com -. Il «Compianto sul Cristo Morto» è una copia da Ortolano, e che, come tale, doveva essere esposto a Ferrara (ed è nel catalogo della mostra). Ho comprato regolarmente quel dipinto nel 2022 da un privato (i carabinieri hanno tutta la documentazione). Non è detto, peraltro, che sia l’opera rubata nel 1984, perché, del dipinto di Ortolano della Galleria Borghese esistono diverse copie. Ma ho consegnato il quadro e la documentazione relativa per effettuare gli esami del caso. La scultura «Madre e figlio» di Raffaello Consortini, esposta al Mart di Rovereto nel 2023 è un’opera a tutta evidenza diversa da quella indicata da Il Fatto Quotidiano. Io comprai l’opera al Mercante in Fiera, oltre venti anni fa, e, nel confronto con la foto stampata da «Il Fatto Quotidiano», si vedono notevoli differenze: sono diverse le mani, la scollatura, la posizione della gamba del bambino”.
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