Cimiteri di notizie
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Un tema in classe sulla storia di Federico Aldrovandi. Un elaborato che ripercorre in un foglio protocollo i diciotto anni del ragazzo ucciso da quattro agenti di Polizia all’alba del 25 settembre 2005 in via Ippodromo.
È la prova che è stata affidata a una classe di terza media dell’istituto comprensivo Corrado Govoni di Ferrara. L’elaborato di una studentessa di 13 anni, Amelia Lazzari, è stato pubblicato sul sito della scuola. “Come scrivono, nel 2024, i ragazz* di undici/tredici anni? – spiega l’incipit di presentazione -. In questa rubrica proponiamo dei temi svolti in classe: non ricerche o lavori svolti a casa, ma temi scritti dagli student* a scuola. Cominciamo da un argomento che ci preme molto: Federico Aldrovandi. La studentessa autrice del testo frequenta la classe terza media. La traccia non era stata annunciata. Riproduciamo il testo senza alcuna modifica”.
Federico Aldrovandi. Un ragazzo. Un ragazzo che, come ogni altro, aveva un futuro, che voleva continuare a studiare, che meritava di vivere.
Federico Aldrovandi è nato il 17 luglio del 1987 all’ospedale di Ferrara. La madre Patrizia Moretti era stata ricoverata al sesto mese di gravidanza. ha partorito precocemente, quindi Federico era stato messo in un’incubatrice. I medici dicevano ai genitori che il bambino non sarebbe sopravvissuto oltre le due settimane.
Un giorno Patrizia Moretti e il padre di Federico, andarono in ospedale per controllare la situazione del figlio. Intorno all’incubatrice si erano riuniti tutti gli infermieri e le infermiere, i genitori temettero il peggio. “Il mio cuore saltò un battito” le parole della madre. I genitori si avvicinarono e videro il bimbo che stava urlando e si era liberato dei tubicini che gli permettevano di respirare. Da quel giorno Federico crebbe in salute.
La madre Patrizia era un’impiegata del comune e il padre un vigile, oltre a Federico avevano anche un figlio più piccolo: Stefano.
Il 25 settembre 2005: la tragedia.
Federico la sera del 24 era andato con dei suoi amici ad un concerto a Bologna e verso le 6.00 del mattino gli amici lo accompagnarono fino in via Ippodromo, vicino a casa sua. Il ragazzo però era agitato e stanco. Poco dopo, evidentemente chiamati da qualcuno, arrivarono 3 agenti della polizia e
un’agente. Questi, ritenendo che Federico potesse essere pericoloso, lo fermarono e lo ammanettarono violentemente. Federico Aldrovandi, alle 6.00 del mattino è morto, ucciso da degli agenti della polizia. La famiglia viene avvertita solo alle 11.00 di mattina.
Quel giorno sul giornale “Il resto del Carlino” apparve la scritta: “è morto tragicamente un ragazzo”. NO, non era “morto tragicamente”, era stato ucciso.
Le persone parlavano, dicevano: “è morto un tossico”, “Aveva un giro di amicizie pericolose”, “Era un albanese”. No, non era niente di tutto questo, era un ragazzo, un bravo ragazzo.
Dopo tante lotte della madre, dopo aver aperto un blog per dire quello che era davvero accaduto, la causa fu portata in Parlamento e poi in tribunale. Il primo grado si svolse nel 2009 e dichiarò colpevoli i quattro agenti di polizia. Anche il secondo grado e la cassazione confermarono le condanne. Nel 2012 ci fu, da parte dello Stato un risarcimento per la famiglia Aldrovandi.
La famiglia accettò la somma perché in questo modo lo Stato riconosceva di aver sbagliato. Successivamente la madre di Federico creò l’associazione Federico Aldrovandi contro gli abusi delle forze dell’ordine, a cui aderì anche la senatrice Ilaria Cucchi.
In seguito molti disegnatori come Maurizio Biani e Zerocalcare hanno creato molti disegni per i decennali e le ricorrenze del 25/09.
Ora Federico è nella memoria di moltissime persone, ma quando queste non ci saranno più, verrà ricordato solo da una piccola targa mezza coperta dai cespugli vicino all’ingresso dell’ippodromo con su scritto: “Federico Aldrovandi 17/07/1987- 25/09/2005”.
Amelia Lazzari
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