di Silvia Gangitano
L’evento dedicato ai due anni di attività del Laboratorio per la Pace dell’Università di Ferrara, ha visto la partecipazione di cittadini, studenti, e rappresentanti di varie organizzazioni alla Biblioteca Ariostea. Al centro dell’incontro il tema “Fare rete contro la guerra, in Europa e nel mondo”, che ha permesso di fare il punto sul percorso intrapreso e sul contributo del Laboratorio alla diffusione di una cultura di pace.
Durante l’incontro, il professor Alfredo Mario Morelli ha presentato il suo nuovo libro, “L’Europa e la pace – La guerra in Ucraina e il difficile rapporto tra europeismo e pacifismo”, che esplora il ruolo dell’Europa di fronte al conflitto ucraino. La discussione ha stimolato una riflessione sui modi in cui l’Europa può promuovere una cultura di dialogo e nonviolenza in un contesto internazionale sempre più segnato da tensioni.
“Quando abbiamo pensato di cominciare questa avventura – spiega il professore Morelli – la cosa che c’era chiara era che dovevamo uscire dalle aule universitarie e coinvolgere chi queste cose le fa veramente da anni, impegnandosi e riflettendo. Quindi uscire dalle aule e organizzare iniziative insieme, riflettere insieme: chi siamo noi, chi sono loro, che cos’è la guerra, chi la vuole la guerra, a chi interessa la guerra. Questi sono i temi della nostra riflessione”.
I coordinatori del Laboratorio, Alfredo Mario Morelli e Giuseppe Scandurra, hanno poi guidato un dibattito sull’importanza del “fare rete” per rafforzare le iniziative di pace.
“Noi antropologi, per ora – interviene il professore Scandurra – non possiamo andare nei luoghi di conflitto per fare ricerca. In molti posti non sappiamo cosa succede, cosa pensano i cittadini, e sono ormai molti anni che l’antropologia non produce più nulla. Stiamo perdendo informazioni non generiche, ma su come vede il mondo una persona che vive un conflitto armato, e per noi antropologi è doloroso, perché non potendo fare ricerca, possiamo solo lavorare a livello teorico, per decentrare il punto di vista e mostrare come spesso utilizziamo parole in maniera eterocentrica”.
Il Laboratorio per la Pace offre inoltre una preziosa opportunità agli studenti del Dipartimento di Studi Umanistici, permettendo loro di svolgere il tirocinio curriculare all’interno del progetto. Qui i tirocinanti possono acquisire competenze in diversi ambiti, tra cui l’organizzazione di eventi, la conduzione di interviste, la gestione dei social media e la promozione delle iniziative del Laboratorio.
“Per me – spiega Costanza Vespasiano, tirocinante del Laboratorio per la Pace – significa credere in un mondo dove le differenze vengono rispettate, i conflitti si risolvono attraverso il dialogo e ogni individuo ha la possibilità di farsi ascoltare. In un periodo in cui i valori di solidarietà e inclusione sono spesso messi alla prova, poter lavorare su questi temi in ambito universitario rappresenta per me un’occasione concreta per fare la differenza”.
Un momento di particolare rilievo dell’evento è stato l’annuncio dell’adesione dell’Università di Ferrara al progetto di un dottorato nazionale in Studi per la Pace, promosso dalla Rete Universitaria per la Pace (RUNIPace). Il dottorato rappresenta un’importante innovazione nel panorama accademico italiano e mira a colmare un vuoto formativo nel settore dei peace studies.
“Questo dottorato – conclude la dottoranda Altomare Distaso – è organizzato in 10 curricula formativi, che spaziano dalle scienze sociali e umane fino alle scienze tecniche e mediche, coprendo quindi una vastissima gamma di competenze e garantendo l’interazione di saperi complessi di ambito umanistico, giuridico e tecnico-scientifico. Questa ampiezza di approcci consente a ciascun dottorando di affrontare il tema della pace da prospettive diverse e complementari, contribuendo allo sviluppo di una cultura che incoraggi il dialogo, la gestione nonviolenta dei conflitti e la costruzione di società inclusive e sostenibili”.
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