Sospesa fino al 14 novembre la procedura di licenziamento dei 550 operai Berco (480 a Copparo e 70 a Castelfranco Veneto), contestualmente è stata sospesa anche la disdetta del contratto integrativo aziendale.
Accolta dunque la richiesta che il ministro Adolfo Urso ha fatto all’azienda di proprietà della multinazionale Thyssenkrupp durante l’incontro a Palazzo Piacentini presso il Ministero delle imprese e del made in Italy.
“Questo – ha affermato Urso – è il primo confronto nazionale su una vertenza che, ovviamente, è importante a livello territoriale, ma lo è anche per la politica industriale del nostro paese, perché riguarda un settore strategico che attraversa un periodo di crisi legata a vicende geopolitiche. È necessario quindi porre il confronto sui binari giusti. Il confronto di merito tra le parti è la via per superare l’attuale situazione di difficoltà e dare una risposta occupazionale e, in prospettiva, anche industriale”
A Roma insieme al ministro anche gli esponenti delle segreterie locali di Fiom Cgil, Uil Uilm e Fim Cisl e due pullman di operai sui quali è salito anche il sindaco di Copparo Fabrizio Pagnoni.
“Al tavolo nazionale tenutosi al ministero delle Imprese e del Made in Italy ho avuto l’opportunità di portare la voce di Copparo, dell’Amministrazione comunale e di una vasta rete, dalla scuola alle associazioni di categoria, che sta facendo quadrato intorno alle lavoratrici e ai lavoratori Berco – afferma Pagnoni -. Ho potuto spiegare che Berco, con i suoi oltre cento anni, è parte della nostra storia e del nostro tessuto territoriale. Vi hanno lavorato diverse generazioni di copparesi, e non soltanto: hanno generato crescita e sviluppo. Ora però lo scenario è completamente differente. Siamo inseriti in un’Area Interna, dunque, per sua natura, fragile e in una provincia in cui il settore industriale è in sofferenza: non ci sarebbero reali opportunità di riassorbimento dei dipendenti dichiarati dall’azienda in esubero. Ho quindi espresso la mia preoccupazione per questa situazione che può generare un impoverimento e una forte crisi sociale”.
“Ricordo – aggiunge Pagnoni – che la procedura di licenziamento è stata sospesa (non ritirata) fino al 14 novembre, data del nuovo incontro con il ministro Urso. Si tratta di un ‘punto zero’ per poter iniziare una nuova fase di discussione, i cui presupposti saranno individuati in un tavolo tecnico che si svolgerà già in settimana. La situazione rimane grave e complessa, dunque massima deve continuare ad essere la nostra attenzione e la nostra coesione. Per questo vi invito a partecipare allo sciopero territoriale di lunedì 11 novembre, alle 9.15, a Copparo”.
Presenti all’incontro anche i vertici dei sindacati dei metalmeccanici regionali e nazionali oltre a rappresentanti di Emilia Romagna e Veneto. La Regione Emilia-Romagna ha evidenziato come, tanto più a fronte della mancata presentazione di un piano industriale, “lo scenario di una Berco in crisi sia inaccettabile per un territorio fragile come il ferrarese, già segnato da altri casi di de-industrializzazione, e che potrebbe rappresentare motivo di grande tensione sociale, coinvolgendo anche un indotto importante. Ha ribadito la necessità di far ritirare la procedura, in quanto atto unilaterale e irricevibile, e di mettere in campo soluzioni industriali, suggerendo un contratto d’area. Ha inoltre chiesto di modificare con un provvedimento del Governo la norma attuale che dà la possibilità di licenziare entro 75 giorni”.
Plauso collettivo al ministro Urso da parte di Alberto Balboni e Mauro Malaguti, senatore e deputato ferraresi di Fratelli d’Italia.
“Ringrazio il ministro Adolfo Urso – dice Balboni – per l’impegno che sta profondendo nel tentativo di portare a soluzione positiva la vertenza Berco. Fin dal primo momento, anche su mia sollecitazione e ancor prima della istituzione ufficiale del tavolo nazionale su richiesta dei sindacati dei lavoratori, il ministro Urso aveva preso a cuore la crisi”.
Una crisi provocata dall’annuncio dell’azienda di 550 esuberi oltre alla disdetta, come si diceva, del contratto integrativo aziendale per coloro che non sarebbero stati licenziati. “Nell’incontro al ministero – prosegue Balboni -, su richiesta del ministro, l’azienda ha accettato di sospendere la procedura fino al prossimo incontro già in calendario per il prossimo 14 novembre. La consapevolezza comune è che non sia in gioco soltanto – ed già drammatico questo – il destino dei 550 lavoratori interessati e con questi quello dell’economia di un intero territorio, ma che debba essere coinvolto l’intero settore metalmeccanico nazionale, che richiede soluzioni innovative ed un piano industriale all’altezza della sfida. E da questa prospettiva non può certo chiamarsi fuori Thyssenkrupp per il ruolo che ha acquisito in passato e che ancora riveste anche in Italia”.
“Continuerò ad affiancare l’azione del governo con tutte le mie forze – conclude Balboni -, al fianco dei lavoratori minacciati di perdere l’impiego e dell’intera comunità locale che vede in pericolo benessere e futuro guadagnati in decenni di duro impegno a fianco di un’azienda che tanto ha dato al territorio ma ancor più ha ricevuto”.
“Sul caso Berco siamo contenti che il ministero delle Imprese e del Made in Italy abbia accolto la nostra richiesta individuando la sospensione della procedura di licenziamento – si inserisce il deputato della Lega Davide Bergamini -. Questo rappresenta un avvio di confronto tra le parti. Un risultato raggiunto grazie al tavolo con il ministro, anche perché risponde a quanto la Lega aveva chiesto con un’interrogazione, sollevando per prima la questione. Siamo a un buon risultato iniziale, che risponde alla situazione dei lavoratori dell’azienda. È stata data una risposta concreta, un primo passo che vede la possibilità di un ripensamento da parte dell’azienda. Si vanno a rimettere in discussione posti di lavoro che sembravano persi a causa delle decisioni prese. Andremo avanti con impegno contribuendo alla ricerca di una soluzione definitiva. Questo primo risultato va nella direzione richiesta dai lavoratori, in un momento drammatico che desta molta preoccupazione a tutti”.
“La priorità, come ho sostenuto da sempre, anche questa mattina, quando ho di nuovo incontrato i lavoratori, sotto al ministero – è il commento di Nadia Romeo, rodigina, deputata del Pd – era per il momento sospendere la procedura. Un licenziamento di questa portata sarebbe infatti una bomba sociale ingestibile, in territori, sia il Ferrarese che il Polesine, che non hanno capacità di ricollocare forza lavoro nel settore metalmeccanico automotive. “Senza contare che, come ci hanno più volte ribadito i sindacalisti – prosegue la deputata Dem – un licenziamento di massa di queste proporzioni non sarebbe altro che l’anticamera della chiusura dello stabilimento. La Berco, infatti, è una vera e propria ‘cittadella industriale’, nata per accogliere circa 3mila dipendenti, nel tempo scesi a meno di 1300. Togliendone altri 480, semplicemente verrebbe meno la sostenibilità economica dello stabilimento. E’ questo, allora, il momento di essere ancora più uniti e compatti, come territori e forze politiche, di continuare a vigilare e fare il giusto pressing per impedire un finale che sarebbe disastroso e inaccettabile”.
“Accogliamo la sospensione della procedura di licenziamento della Berco come un primo passo, ma non ci si può fermare qui,” dichiarano Marcella Zappaterra ed Enrico Bassi. “Serve urgentemente un piano industriale serio e dettagliato all’altezza delle aspettative e delle necessità di un territorio e di diverse centinaia di famiglie già messe in ginocchio da altre crisi industriali. È necessario un impegno concreto e definitivo da parte di Berco nel ritirare in via definitiva questa procedura unilaterale e inaccettabile, la sospensione dei licenziamenti rimane solo un palliativo. L’azienda ha il dovere di offrire soluzioni di prospettiva e continuità e per questo è indispensabile un piano industriale solido, sostenuto anche da un contratto d’area che tuteli l’occupazione e permetta un rilancio concreto della produzione. Per questo chiediamo l’impegno congiunto di Governo, istituzioni, sindacati e azienda. È fondamentale che questa vertenza riceva l’attenzione che merita dal Governo, intervenendo anche sulla normativa sui licenziamenti collettivi. Servono regole che permettano un confronto vero, evitando decisioni unilaterali e calate dall’alto che colpiscono direttamente le famiglie e il tessuto economico locale. Siamo e restiamo al fianco dei lavoratori Berco e delle loro famiglie. La nostra priorità è una sola: garantire che i diritti e il lavoro siano rispettati, senza scorciatoie”.
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