Tra il novembre 1978 e marzo 1979 furono le ultime massicce assunzioni. Entrarono in quel periodo almeno un centinaio di giovani. Per me fu il 13 novembre 1978 l’inizio di quell’esperienza. Reparto trattamenti termici (TT), mi sembrava l’inferno; caldo e molto rumoroso. Ma quando vidi lavorare il reparto stampaggio mi dissi “questo è il vero inferno”.
In marzo 1979 Berco raggiunse il numero massimo di dipendenti: 2978. Fu un decennio difficile e complicato quello degli anni ’80. Una difficile contrattazione aziendale (1980), per la cui stesura della piattaforma aveva collaborato anche il copparese Patrizio Bianchi futuro Ministro dell’istruzione, sfociata con il licenziamento di alcuni componente dell’allora Consiglio di Fabbrica.
Successivamente un massiccio ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, per molti a zero ore, per almeno 5 anni. In sostanza intorno al 1987 i dipendenti si ridussero a circa 1600. Va ricordato che durante questo decennio la proprietà non investì una lira tanto che dovevamo litigare per i guanti appositi alla lavorazione dell’acciaio.
Alla fine degli anni ’80 la maggioranza della proprietà passò alla multinazionale partner della proprietà (Hoess rothe erde) poi, negli anni successivi, confluita in Tyssen Krupp. Con l’avvento del nuovo AD, omonimo del precedente, le cose cambiarono radicalmente con i primi 55 miliardi di lire di investimenti, in primis, nei reparti di lavorazione a caldo (TT e stampaggio) trasformando il lavoro in modo molto più leggero ma anche più produttivo.
Il Consiglio di Fabbrica (CdF) fu chiamato ad assumere scelte difficili soprattutto sull’orario di lavoro accettando e contrattando l’istituzione dei cicli continui. Quelle scelte intraprese all’inizio degli anni ’90 portarono, durante gli anni successivi, l’azienda ad incorporare due ulteriori stabilimenti (Castelfranco e Busano canavese) e complessivamente si attestò a 3300 dipendenti. Copparo ne contava circa 2800.
Arrivarono gli anni del nuovo secolo e di lì nuove difficoltà e crisi fino a quella indimenticabile del 2013. Il cambio dell’AD e l’arrivo della società addetta alla “ristrutturazione” del personale (tagliateste) diedero il via ad un massiccio esodo del personale.
Ora l’ennesima.
Badate, questa storia, breve nell’estensione, ma lunga di oltre 35 anni evidenzia un aspetto fondamentale: cioè un’azienda si difende e spesso prospera solo attraverso investimenti che rendono il lavoro più umano e nel contempo più efficiente e produttivo riducendosi in costi di lavorazione più bassi.
Auspichiamo quindi, che il board aziendale (allora lo chiamavamo la direzione aziendale) accetti la richiesta dei sindacati e delle istituzioni di ritirare la procedura di licenziamenti e rendersi disponibile ad un confronto serio e serrato che in cambio di ammortizzatori sociali ci sia la chiara volontà di aprire una stagione di investimenti attraverso un piano aziendale credibile che veda, quantomeno, il tentativo di rilancio del secolare stabilimento copparese.
Elvio Perelli
e gruppo Quattrdidenari
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