“Numerosissimi accessi alla banca dati SDI a mio carico, senza alcuna spiegazione, effettuati da carabinieri o poliziotti“. È la denuncia che arriva dall’ex consigliera comunale Anna Ferraresi, dopo aver letto “con sgomento dalle cronache nazionali che alcune Procura stanno procedendo nei confronti di appartenenti alle forze dell’ordine e loro sodali, anche con legami politici, per attività illecite di dossieraggio mediante accessi abusivi a banche dati riservate, come lo SDI e il CED”.
Tutto nasce il 25 maggio 2020, quando – spiega Ferraresi – “ho denunciato la diffusione illecita di un dossier contenente atti privati che mi riguardavano, relativi a un vecchissimo procedimento per guida in stato d’ebbrezza ed estratti di cartelle cliniche. Questi atti erano stati inviati con lettere anonime a tutti i consiglieri comunali e al mio datore di lavoro, con il chiaro intento di danneggiare la mia immagine di consigliera comunale”. Una vicenda che – come aggiunge l’ex consigliera – “ha avuto ampio risalto nelle cronache cittadine“.
Correva l’anno 2014 e l’auto con a bordo Anna Ferraresi venne fermata all’uscita del casello di Ferrara Nord dalla Polizia Stradale: risultò positiva all’alcoltest e le venne ritirata la patente. In quei plichi – spediti da una mano anonima – erano contenute copie dei verbali integrali della Polizia Stradale di Altedo, nonché copia dei referti dell’Ausl, completi di dati personali, della Ferraresi e del suo ex compagno (nome, cognome, targa dell’auto). Insomma, tutti atti relativi a quell’episodio del 2014, archiviati da diversi anni.
“Tali fatti ignobili – ricorda oggi la donna – mi hanno profondamente ferita, rinnovando il dolore per drammatiche vicende personali vissute in passato”. Ferraresi, infatti, ammise che quel giorno era “particolarmente affranta per le condizioni di salute del mio compagno, affetto da distrofia muscolare, ricoverato per aggravamento delle sue condizioni in ospedale. Ed è accaduto ciò che non avrebbe mai dovuto accadere, cioè bere qualche bicchiere di troppo prima di mettersi alla guida. L’alcol non è mai la soluzione“.
“Come precisato nella denuncia, questa diffusione – ci tiene a sottolineare – è stata preceduta da una campagna denigratoria da parte di Nicola Lodi, all’epoca vicesindaco, che lasciava chiaramente intendere la sua conoscenza del contenuto di quegli atti, diffusi poco dopo in forma anonima”.
Ferraresi prosegue, percorrendo le tappe dell’inchiesta: “È stata avviata un’indagine per rivelazione del segreto d’ufficio e per diffamazione, in cui è stato iscritto come indagato Lodi. Tuttavia, la rivelazione del segreto d’ufficio è stata archiviata per l’impossibilità dell’Autorità giudiziaria di identificare l’autore del reato. Per quanto riguarda la diffamazione, il Gip di Ferrara è attualmente in riserva sulla mia opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura”.
La vicenda però riserva ora nuovi e inquietanti risvolti, soprattutto se letti parallelamente a quanto sta accadendo in queste ore con l’inchiesta sul dossieraggio della Procura di Milano. Un aspetto su cui l’ex consigliera cerca di ottenere delucidazioni, finora senza riuscirci: “Quando ho visionato il mio fascicolo, ho trovato un fascicolo di oltre 50 pagine inserite dal pubblico ministero, contenente numerosissimi accessi alla banca dati SDI a mio carico, senza alcuna spiegazione”.
Accessi abusivi che sarebbero avvenuti tra il 2019 e il 2021 alla banca dati SDI, quella che contiene tutte le denunce, i precedenti penali e le informazioni investigative raccolte dalle forze dell’ordine.
“Nel fascicolo – aggiunge – non risultano altri atti di indagine che possano aiutarmi a capire il motivo di tali accessi. Oggi (ieri per chi legge, ndr) ho inviato due richieste formali di appuntamento al Questore di Ferrara e al comandante provinciale di Ferrara dell’Arma dei Carabinieri, ritenendo di avere diritto a una spiegazione, visto che tutti quegli accessi sono stati effettuati da carabinieri o poliziotti“.
“Spero sinceramente che vi sia una spiegazione a tutto questo, poiché sarebbe veramente inquietante se tali atti fossero stati realizzati in modo abusivo” conclude Ferraresi.
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