La procura di Macerata ha chiuso le indagini nei confronti di Vittorio Sgarbi per contraffazione di opere d’arte, riciclaggio e autoriciclaggio. L’inchiesta riguarda il dipinto di Rutilio Manetti, esponente del Seicento senese, trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco in Piemonte e ricomparso come inedito a Lucca nel 2021, nella mostra “I pittori della luce” curata dal critico d’arte ferrarese. Sgarbi ha sempre sostenuto di aver trovato quella tela nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo.
Per i pm marchigiani, scrive Thomas Mackinson sul Fatto Quotidiano, l’ex sottosegretario di Stato alla Cultura avrebbe fatto aggiungere una torcia sulla tela ritenuta originale dagli inquirenti. Tra le prove a carico dell’ipotesi accusatoria c’è anche la confessione piena dello stesso falsario, Pasquale Frongia, 66 anni, pittore e copista di fama internazionale.
Gli inquirenti hanno trovato inoltre un tubetto di tempera a olio white cremnitz da 250 ml acquistato nello storico colorificio “Poggi” in via del Gesù, a due passi dal Collegio Romano dove Sgarbi era sottosegretario alla Cultura.
Viene poi la consulenza disposta dalla procura di Macerata, secondo la quale, “è stato possibile dimostrare – si legge nel documento citato dal “Fatto” – che nella parte superiore sinistra del dipinto sono stati realizzati con pigmenti di produzione industriale nuovi elementi: la fiaccola accesa, il chiarore intorno a essa e le stesure che definiscono il contorno della colonna”.
“I miei difensori, il prof. avv. Alfonso Furgiuele e l’avv. Giampaolo Cicconi – è il commento di Sgarbi -, sono impegnati a ricostruire la realtà dei fatti oggetto delle contestazioni, che ritengo comunque infondate. Ribadisco la trasparenza e la correttezza delle mie condotte. Ho quindi piena fiducia nei giudici che dovranno valutare il risultato delle indagini. Respingo infine le parziali e fuorvianti ricostruzioni di certa stampa alla quale non interessa la verità dei fatti ma accreditare come vere le ipotesi dell’accusa”.
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