Copparo. “Oggi non si lavora”. A dircelo è Igor Bergamini, Rsu Fiom in Berco, insieme a lui molti lavoratori e il sindaco di Copparo Fabrizio Pagnoni ritrovati questa mattina (22 ottobre) davanti alla fabbrica per un presidio che è partito alle 5 di mattina e si protrarrà fino alle 22.30.
“Abbiamo appena dato comunicazione – prosegue – a tutti i lavoratori che oggi lo stabilimento rimarrà vuoto”. Sindacati e lavoratori vogliono continuare la mobilitazione e le iniziative da prendere verranno valutate di giorno in giorno in attesa del tavolo al Ministero delle imprese e del made in Italy che si terrà il 5 novembre mentre in regione è già previsto un incontro per venerdì 25 ottobre.
Presente in collegamento anche un inviato della trasmissione Rai ReStart nella quale è ospite il segretario della Cgil Maurizio Landini che ha promesso agli operai della Berco di andare davanti ai cancelli insieme a loro. Con il giornalista, Simone, uno dei lavoratori in sciopero parla di una crisi che può essere considerata ancora peggiore rispetto a quella del 2013: “La prima era uno novità, questa è la quarta volta che noi ci troviamo qui davanti a lottare per i nostri diritti”. “Questa è brutta perché nelle altre potevamo fare qualcosa di concreto, fermare la produzione, ma oggi non ci sono ordini, è in crisi nera.
Si parla di un calo lavorativo dovuto all’aumento dei costi energetici ma anche, dopo l’invasione dell’Ucraina, all’embargo alla Russia, paese verso cui erano dirette molte esportazione dei cingoli prodotti. “Questa – prosegue però Simone – è una multinazionale, non è legata al territorio, questi guardano i conti, non le facce degli operai, siamo numeri”. Il problema ora è non sapere “cosa faccio domani, io ho 48 anni e molti colleghi hanno più o meno la mia età, siamo già fuori dal mercato del lavoro”.
“Landini – chiede la conduttrice Annalisa Bruchi – andrà a trovarli?”
“Penso proprio di sì – risponde Landini – anche perché lì a Ferrara ci sono altre situazioni complicate, c’è stata un’altra azienda (Rexnord, ndr) di 77 persone dove gli è arrivato addirittura il licenziamento attraverso una Pec”. “Quello – prosegue – è un territorio che ha già avuto molti problemi come giustamente diceva il lavoratore e rischia di saltare il sistema industriale di quel territorio”. “Andare – conclude Landini – penso che sia un mio dovere, credo sia importante non lasciare soli quei lavoratori. Questo diventa un tema su come si impediscono i licenziamenti e come si governano processi di ristrutturazione di questa natura garantendo il reddito e la formazione delle persone e soprattutto quali prospettive industriali possono essere tenute aperte”.