È iniziata ieri (giovedì 17 ottobre) – con un udienza filtro di pochi minuti – l’istruttoria dibattimentale del processo per la tragica fine di Alessio Maini, il motociclista 38enne di Porotto, morto – in una serata di agosto 2023 – in via Canonici dopo aver perso il controllo della moto su cui stava viaggiando in quel momento.
Unica accusata di omicidio colposo è la proprietaria dell’automobile, una Citroen C3, posteggiata a bordo strada, contro cui il centauro andò a sbattere in maniera fatale. Secondo la Procura infatti, in quei tragici istanti, il veicolo era parcheggiato in una zona in cui non poteva stare.
Vale a dire in prossimità della curva su cui s’innesta l’incrocio tra via Canonici e via Pareschi, e quindi in divieto di sosta.
Dopo la citazione dell’assicurazione come responsabile civile, il giudice Alessandra Martinelli ha rinviato le parti al 14 febbraio, dal momento che la donna ha cambiato difesa, nominando l’avvocato Antonio Boldrini come legale di fiducia, che ora avrà più tempo per studiare le carte processuali.
Ad assistere i genitori della vittima invece, parti civili nel procedimento, è l’avvocato Khety Bracchi.
La dinamica di quanto accaduto era emersa dal lavoro dell’ingegnere Jerri Mancini, consulente nominato dalla Procura di Ferrara che, nel segnalare che quella Citroen C3 era posteggiata dove non doveva essere, aveva però anche evidenziato la velocità eccessiva con cui procedeva il mezzo a due ruote, superiore ai 50 chilometri orari prescritti in quel tratto di strada.
Non era stato invece ravvisato alcun nesso di causalità tra la caduta del centauro e la buca rattoppata poche ore dopo l’incidente con una colata di asfalto fresco dagli stradini del Comune di Ferrara, che già da tempo era stata denunciata dai residenti della zona per la pericolosità.
Secondo quanto risulta dalla consulenza cinematica infatti, ancor prima di arrivare in prossimità della buca finita al centro degli accertamenti, Maini aveva già perso autonomamente il controllo della motocicletta, dunque senza una diretta implicazione delle condizioni dell’asfalto, ritenute comunque non impeccabili.
Agli inquirenti, subito dopo l’accaduto, tre testimoni che si trovavano al vicino pub Rhein & Meuse avevano raccontato di aver visto per l’ultima volta Maini salire a bordo della sua moto e partire, per poi pochi secondi dopo sentire un forte rumore, a seguito dell’impatto.
Una volta giunti sul luogo, lo avevano visto a terra esanime, senza che ci fosse nulla da fare. I sanitari del 118 infatti, intervenuti con ambulanza e automedica, non avevano potuto fare altro che constatarne il decesso, causato da un trauma cranico.
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