È tornata in aula ieri (lunedì 14 ottobre) l’udienza preliminare dell’inchiesta per il presunto giro di mazzette alla motorizzazione civile di via Canapa, scoperchiato – nell’ottobre 2020 – dalla maxi operazione Ghost Inspections che, dietro il coordinamento della Procura di Ferrara, fu eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale.
Così come lo scorso 4 ottobre, a parlare in aula è toccato nuovamente alle difese di una quindicina di imputati. In totale sono trentotto quelli che hanno scelto di essere processati con rito abbreviato.
Il processo tornerà in aula il 25 ottobre, quando parleranno gli avvocati difensori dei tre presunti ‘burattinai’ della vicenda, vale a dire Cesare Franchi, ingegnere della Motorizzazione Civile, il collega Edoardo Caselli e Alessandro Barca, titolare della ‘All Service Srl’ che avrebbe fatto da intermediario tra le società di autotrasporto e i due funzionari dell’ente di via Canapa.
Per il primo, sempre in abbreviato, la Procura aveva chiesto la condanna a 8 anni, per il secondo a 5 anni e per il terzo a 4 anni e 6 mesi.
Per i restanti trentacinque, tolta la posizione di due per cui era stato chiesto il non luogo a procedere, il pm aveva invece formulato ipotesi di pena tra i 3 anni e 8 mesi e 1 anno e 4 mesi.
Secondo gli inquirenti, Franchi e Caselli avrebbero preso mazzette per attestare false revisioni di mezzi pesanti e, secondo l’impianto accusatorio, sarebbero i ‘burattinai’ di un sistema che aveva le proprie basi a Ferrara, anche se tutto sarebbe nato nel pieno dell’emergenza Covid-19 col controllo di un camion da parte della Polizia Stradale in provincia di Ravenna a cui era seguito, poco dopo, lo strano caso di un camionista che si era fermato per la nottata trovando, il mattino dopo, il mezzo “magicamente” revisionato.
Durante le indagini, trentacinque tra gli indagati poi, approfittando del beneficio dello sconto di pena per chi collabora nelle indagini su delitti contro la pubblica amministrazione, avevano preferito parlare e da lì era iniziata la reazione a catena che aveva portato a indagare oltre duecento persone in totale. Alcune erano semplici prestanome oppure erano all’oscuro di quanto compiuto da un intermediario e, dopo le opportune verifiche da parte degli inquirenti, erano stati scagionati.
Nel corso dell’inchiesta erano state sequestrate anche 358 carte di circolazione, molte restituite dopo l’esecuzione delle revisioni, mentre un centinaio erano entrate nel fascicolo del sostituto procuratore, e per 168 veicoli era stata effettuata una revisione straordinaria come accertamento tecnico irripetibile.
Per il 29 novembre sono attese le prime sentenze.
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