Economia e Lavoro
12 Ottobre 2024
Tre lavoratori al picchetto davanti all'azienda raccontano come hanno vissuto l'avviso di licenziamento. "Nessuno ci ha messo la faccia, nessuno ci ha detto una parola, si sono nascosti dietro un foglio di carta"

Rexnord. Le testimonianze: “Domani mi sarei dovuto sposare. Ho dovuto rinviare tutto”

di Pietro Perelli | 3 min

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Domani mi sarei dovuto sposare. Ho dovuto rinviare tutto” e quando gli hanno chiesto perché ha risposto: “Perché il prossime mese non so se ho da mangiare”. Questa è la testimonianza di uno dei lavoratori di Rexnord, Iuri Carli, che insieme a Sabrina Turra e Diego Zaghi ci racconta il fulmine a ciel sereno che li ha colpiti lunedì mattina quando è arrivata quella “maledetta” pec dalla direzione aziendale.

Da quel giorno sono in sciopero, senza stipendio, c’è chi ha il mutuo da pagare e chi le figlie all’università. “Ho tre figli piccoli – racconta Carli -, un mutuo, le bollette sono care. Ci aspettavamo sicurezza o almeno un preavviso“. Insomma avrebbero voluto un trattamento più “umano”, un cartello recita: “Da domani nuovi corsi di etica per voi”. In un altro si legge: “Le nostre famiglie ringraziano” mentre proprio sul cancello campeggia l'”american dream: spremi, licenzia, scappa”. Riassumo il sentimento di 77 lavoratori uniti e decisi a continuare la protesta per evitare il licenziamento.

“Io ero a lavorare quella mattina”, ci racconta Turra accompagnata dalla figlia. “Sono trent’anni – continua – che lavoro in questa azienda, avevo 25 anni quando sono entrata. Per me è stato un colpo durissimo oltre a quello che ho dovuto sopportare tre anni fa per la perdita di mio marito. Adesso ho due figlie, una neolaureata disoccupata, l’altra sta studiando fuori sede a Reggio Emilia”.

“L’unica fortuna – aggiunge con poca speranza -, se si può chiamare così, è che ho estinto il mutuo quindi un tetto sulla testa ce l’ho” mentre ora “il problema è rimettersi in gioco anche perché a 54 anni diventa difficoltoso, non saprei neanche da dove cominciare”.

Una situazione che Turra definisce “surreale” che “ancora non ho realizzato”. “Mi hanno tolto la dignità – conclude – come lavoratrice e come persona, io mai pensavo di essere trattata in un modo del genere. Nessuno ci ha messo la faccia, nessuno ci ha detto una parola, si sono nascosti dietro un foglio di carta“.

Da dieci anni lavora in Rexnord Diego Zaghi, una figlia all’università e anche lui il mutuo da pagare. Lui ci racconta una fabbrica funzionate e una grande professionalità nei lavoratori. “Noi siamo persone qualificate, qua c’è una professionalità altissima. Facciamo una lavoro di precisione svizzera”.

Tra i top clienti ci racconta esserci aziende riconosciute a livello mondiale come Bmw e Volkswagen ma produco anche componenti per i sottomarini nucleari francesi. Delle tre linee di produzione una è dedicata “all’eolico dove si fanno i giunti”, una linea produce “calettatori, componentistica medio piccola che ha una svariata gamma di applicazioni”. Infine la “linea Bsd dove facciamo frizioni idrauliche e ad aria, freni, giunti di trasmissione, tutti per la power trasmission. Componenti che spesso vanno montati su nazi, macchine da miniera. Addirittura abbiamo fatto dei giunti che vanno montati sui sommergibili a reazione nucleare francesi“.

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