Lasciò un Mi Piace a un commento pubblicato sotto a uno dei suo post su Facebook, in cui uno dei suoi follower attribuiva – senza farne direttamente il nome – a Pino Rauti, ex segretario del Movimento Sociale Italiano, la paternità della strage di piazza Fontana, e ora andrà a processo.
Il gip Silvia Marini infatti, nei giorni scorsi, ha disposto l’imputazione coatta per Diego Marescotti, ex candidato del Partito Democratico, accusato di diffamazione aggravata nel procedimento in cui parte offesa è Isabella Rauti, figlia dell’ex deputato del partito fondato da Giorgio Almirante.
I fatti risalgono al 5 febbraio 2023 quando, sulla sua bacheca, il militante Pd lamentò di essere stato bloccato dal senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia per aver postato – sulla pagina Facebook di quest’ultimo – “l’elenco di tutti quegli esponenti di Fratelli d’Italia che sono stati indagati, o arrestati o condannati anche per legami con mafia e ‘Ndrangheta“.
È in questo contesto che si inserì il commento di uno dei follower: “Già che c’eri, potevi ricordargli la figlia sottosegretaria alla Difesa, del (sic) ex Segretario dell’M.S.I – D.N mandante della strage di Piazza Fontana nel 1969 che, fu decisa a Roma in una saletta dell’Hotel Parco dei Principi, visto è (sic) considerato che, parlano del pericolo di terrorismo Anarchico”.
Il commento ricevette dodici like, tra cui quello dell’ex candidato dem.
Inizialmente, la Procura di Ferrara aveva chiesto l’archiviazione per la vicenda, giustificandola con “l’assenza di prova della volontaria adesione dell’indagato alle espressioni lesive dell’altro utente” ma, a seguito dell’opposizione alla richiesta del pm avanzata da Alberto Balboni, avvocato di Isabella Rauti, il gip ha deciso di mandare a processo Marescotti.
Questo poiché il commento – scrive il gip – “appare assumere natura diffamatoria“. “Esso – prosegue il giudice per le indagini preliminari – si riferisce palesemente dal contenuto, alla querelante senatrice Isabella Rauti, all’epoca dei fatti e attualmente sottosegretario al Ministero della Difesa, e al suo defunto padre Pino Rauti, gratuitamente indicato quale mandante della strage di Piazza Fontana del 1969. Il commento risulta, pertanto, idoneo a ledere la reputazione, l’onore e la memoria di Pino Rauti, nella misura in cui questi viene additato quale responsabile di uno dei più noti e tragici episodi di cronaca italiana, senza essere mai stato, tuttavia, condannato per tale vicenda“.
Quanto scritto dal follower di Marescotti inoltre, secondo il tribunale, “non può nemmeno essere scriminato dall’esercizio del diritto di critica” dal momento che viene attribuito a Rauti “un fatto, non vero, denotato di una particolare carica offensiva e lesiva della reputazione altrui, trascendendo in un mero attacco personale”. Nel caso in specie, il like – per il gip – “appare una manifestazione di pieno consenso rispetto al contenuto” da parte del militante Pd che, tra le altre cose, “non ha provveduto ad eliminare il contenuto palesemente offensivo, pur avendone piena contezza e la possibilità materiale di farlo”, ma anzi, ha scelto di “approvare le esternazioni” del suo follower “attraverso l’apposizione del like“.
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