Lettere al Direttore
9 Ottobre 2024

Una città è sicura quando muoversi a piedi e in bicicletta è sicuro

di Redazione | 2 min

Gentile Redazione,

il 28 luglio 2023 vi scrissi una lettera denunciando il grave pericolo che corrono pedoni e ciclisti nella nostra città che si fregia del titolo di “città delle biciclette”. Nel frattempo mia figlia è stata nuovamente investita sulle strisce in zona Centro Commerciale Il Castello, anche questa volta senza gravi conseguenze se non per la bici e per la possibilità di tornarci in autonomia.

Leggo con tristezza e rabbia dell’ennesimo investimento mortale avvenuto oggi in via Pomposa, costato la vita a un sessantaduenne.

Questo incidente segue a breve distanza la morte dell’ottantunenne che attraversava le strisce in zona Borgo Punta (24 settembre) e dell’ottantaseienne in via Vallelunga (7 settembre).

Le notizie di questo tipo sono quasi quotidiane, e ritengo che non sia un fenomeno normale o naturale, e neppure solo del mancato rispetto delle regole che, peraltro, fa molto più indignare gli automobilisti che le vittime.

Se da una parte sono turbata dai toni di grave arroganza e di mancanza di sensibilità nei confronti degli elementi più deboli, dall’altra non si può ignorare che da molto tempo manca un governo della mobilità cittadina, nell’indifferenza di chi è convinto che andando in auto non toccherà mai a lui.

Io penso che, in termini di sicurezza, una città sia sicura quando muoversi a piedi e in bicicletta è sicuro, cioè quando la priorità negli spostamenti è data alla tutela di soggetti più deboli, che non congestionano il traffico e il parcheggio, che non inquinano e che si mantengono in salute, almeno fino a quando non vengono investiti…

Città più grandi (e dal clima più sfavorevole) come Oslo e Helsinki non hanno vittime sulla strada, grazie alla riduzione dei limiti di velocità, a piste ciclabili continue, a restrizioni sul traffico veicolare e a strade ridisegnate per i pedoni.

Sollecito anche le vostre testate a non normalizzare queste tragedie, e a non spersonalizzarle, perché è oltremodo necessario un intervento radicale che restituisca sicurezza a chi decide di muoversi a piedi o in bicicletta nell’interesse di tutti.

Lasciata a se stessa, la situazione peggiorerà; spero vivamente che non sia necessario che troppe persone vengano coinvolte personalmente, come vittime o come carnefici, perché la questione venga vista nella giusta prospettiva e diventi di rilevanza pubblica.
Immagino che molti non condivideranno il fatto di definire assassini i responsabili della morte di un pedone o di un ciclista (ma d’altra parte il reato di omicidio stradale esiste), aggiungerò anche, sull’onda emotiva,  che a mio parere complici sono da considerarsi tutti quelli che a questa logica non si ribellano.
Francesca Mastrorilli
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