di Camilla Mondini
Strade che uniscono, strade che separano e strade che ricongiungono. Strade, questo il tema dell’incontro all’Internazionale di Ferrara con Zerocalcare e Alice Rohrwacher, regista e sceneggiatrice. Due mondi diversi che si incontrano su una stessa strada, quella del racconto attraverso l’ironia e la poesia delle contraddizioni e delle fratture della nostra società.
Alice Rohrwacher da una parte, che mette in scena personaggi che si calano nel ruolo di una vita che non è la loro. Ma è proprio questo, secondo la regista, che rafforza la sceneggiatura: “Le persone spesso fanno fatica a essere completamente disinvolte nel rappresentare loro stesse, è proprio nel momento in cui si immedesimano nella vita di qualcun altro che riescono ad interpretarla nel modo più autentico”.
Zerocalcare, dall’altra, che ricerca la natura intrinseca della persona in tutto ciò che racconta: “Quando devo far parlare un personaggio che esiste anche nella vita reale chiedo sempre alla persona in questione di pensare a cosa avrebbero detto nei panni del personaggio se si fossero trovati nella stessa stessa situazione, poi lo riporto in modo fedele. Solo che a un certo punto sono entrato in un loop perché mi sentivo in colpa anche a far parlare i personaggi di fantasia. È difficile rendere bene l’idea ma è come se non mi riuscissi ad arrogare la legittimità di parlare al posto di qualcuno”.
Anche il modo di comunicare è cambiato profondamente nella nostra società e di conseguenza anche la richiesta del pubblico, come sottolinea Rohrwacher spesso le è stato chiesto di fare ‘un bel film’: “Ma cos’è poi un bel film? È che spesso le persone hanno voglia di staccare la testa, quello che forse dovrei fare anche io ogni tanto, per questo succede che il pubblico non prediliga le cose impegnate in cui davvero è necessario riflettere sulla natura profonda degli avvenimenti all’interno della nostra società”.
“Un salto nel vuoto” lo definisce Zerocalcare. “Anche la produzione Netflix, all’inizio non sapevo quale sarebbe stata la risposta del pubblico. Una roba doppiata tutta da uno solo che parla velocissimo e se magna le parole in dialetto romano. Quando una cosa va bene si hanno una marea di pressioni esterne che ti dicono di fare la stessa cosa”.
È proprio con il dialetto romano e quell’accento tanto comune quanto unico che Zerocalcare riporta il pubblico dentro “Questo mondo non mi renderà cattivo” con riflessioni sulle persone che scompaiono “come la cometa” e i luoghi fisici, ma anche dell’anima, che diventano pilastri dentro al cuore.
“Questo mondo non mi renderà cattivo“, forse, la ricordiamo tutti. “Me fa paura che una persona che è stata così presente nella vita mia, con cui ho condiviso così tanto a un certo punto sparisce come se fosse una cometa, no? Che ha attraversato la vita nostra, te eri abituato a vederla e poi però sparisce dietro l’orizzonte. Poi rimane la scia, la vedi per un po’ e poi manco più quella e la vita continua come se non fosse mai esista, cioè la nostra de vita, è che nessuno pensa mai alla cometa”.
Chi va via e chi invece rimane: “Il fatto di sapere che ci sarà qualcuno, vale nei luoghi ma anche nei luoghi dell’anima. Io so che se ce saranno dei problemi ce saranno delle persone che se alzerò la cornetta, anche se avranno fatto dieci figli e avranno una protesi al femore per me ci saranno. Quella cosa là è una roba che mi sta molto a cuore“.
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