“Mentre andiamo in onda siamo sotto bombardamento”. Le parole pronunciate sabato sera al Tg3 Mondo da Saad Kiwan, giornalista e analista politico libanese nonché fratello di Kiwan Kiwan che vive a Ferrara da anni e da anni è impegnato nella politica locale.
“Sono stati fatti una decina di raid in questi dieci minuti – dice alla conduttrice Maria Cuffaro -, attacchi alla periferia sud, ai dintorni e anche più in là verso l’aeroporto, tutta la zona è stata sotto fuoco in questo momento”.
Uno dei problemi che nota analizzando la situazione è che “Israele fa di tutta l’erba un fascio” attaccando “Hamas, Hezbollah ma anche tutto il resto della popolazione civile”. Ora poi “c’è anche l’attacco terrestre” ma il problema fondamentale è che “Israele questa guerra la fa con l’Iran tramite Hezbollah che è uno strumento completamente iraniano come loro stessi ammettono”.
Insomma, “non centra nulla il Libano con questa guerra” ma ne subisce le conseguenze. “È una guerra che colpisce il Libano anche se non è direttamente coinvolto ed è l’ennesima che subisce”.
“Hezbollah – prosegue – ha voluto questa guerra mentre il significato è in quello che si è detto a inizio trasmissione, è imminente l’attacco di Israele all’Iran”. Sono questi tre per Kiwan gli attori della guerra che specifica come l’Iran non partecipi “direttamente a nessuna guerra però usa i suoi tentacoli armati in Libano, in Palestina, in Iraq, in Yemen e in Siria”.
La situazione è tragica, venerdì è arrivato a Beirut il ministro degli esteri iraniano che “vorrebbe continuare questa guerra e continuare a legare il Libano alla guerra di Gaza”. “Questo – afferma Kiwan – è completamente assurdo perché non si può andare avanti in questo modo”.
“Il Libano – secondo il giornalista – ha due problemi, quello di Israele e quello dell’Iran”, è in questo che “racchiudi tutta la guerra attuale”. Mentre “per il Libano deve essere un’occasione per riprendere sé stesso”, deve riprendersi le istituzioni “in mano a Hezbollah”, “deve riprendere lo stato, l’esercito, il governo”.
“Siamo – conclude – senza il Presidente della Repubblica, siamo senza un governo, dimissionario da due anni, che sbriga gli affari correnti. E siamo un bello sfacelo a livello amministrativo”.
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