di Camilla Mondini
Ieri mattina (4 ottobre) gli studenti dell’Istituto ‘L.Einaudi si sono riuniti per dare inizio al convegno “Perché il carcere? Alla ricerca, da fuori, di un senso del “dentro”. Incontro tra educazione, giustizia e riflessione sociale con Daria Bignardi e il direttore della Casa Circondariale di Ferrara Stefano di Lena oltre alla comandante della polizia penitenziaria Annalisa Gadaleta.
Tanti i temi trattati, l’obiettivo del convegno è proprio quello di promuovere il dialogo tra gli studenti e gli esperti sul tema delicato del sistema carcerario.
Il libro “Ogni prigione è un’isola” della giornalista di fama nazionale Daria Bignardi ha ispirato i ragazzi dell’istituto che, dopo averlo letto, hanno preparato una serie di domande da porre agli esperti. Esiste un’alternativa al carcere? Chi deve stare dietro le sbarre? Qual è il confine tra vera cattiveria e imponderabilità del male?
“Il nostro carcere ha tantissimi problemi – sottolinea Daria Bignardi – non sono titolata a dire cosa sarebbe meglio fare, ma da tanti anni racconto quello che vedo. Chi più mi ha detto che il carcere non funziona sono proprio i direttori del carcere stesso. Mancano alcune risorse fondamentali come la cura, l’attenzione e il personale. Il libro si intitola così perché una volta un ispettore di polizia mi disse che in ogni istituto il clima è diverso dagli altri. – sugli interventi della politica Bignardi è molto chiara – La politica in generale senza particolari distinzioni tra destra e sinistra ha fatto dei danni”.
Per il direttore della Casa Circondariale, Stefano di Lena, il punto cruciale di questa “rivoluzione” risiederebbe proprio nella società stessa: “La rivoluzione parte da ognuno di noi, non si può pensare di cambiare le cose se ciascuno nel suo piccolo non fa qualcosa. La circostanza che non si realizzi “l’arcipelago” dipende anche dalla sensibilità che si rileva nel nostro Paese sulla tematica, la percezione dei problemi del carcere è falsata anche dalla comunicazione che viene fatta dai mass media e dai giornali. Si crea un circolo vizioso per il quale la stampa racconta ciò che gli spettatori vogliono che si racconti e spesso è proprio la società a richiedere più punizione e carcerizzazione”.
Secondo i relatori bisognerebbe “uscire dalle mura di cinta”, un esempio sono i protocolli attivati con le scuole e anche con il Comune di Ferrara per quanto riguarda i lavori di pubblica utilità, proprio per promuovere la reintegrazione nella società dei detenuti e uscire dalla visione esclusivamente punitiva del carcere. Gli studenti chiedono se sarà possibile in futuro tendere agli istituti penitenziari di paesi come la Norvegia, dove la recidiva riguarda solo il 20% dei detenuti.
Durante la mattinata di sabato 5 ottobre il confronto continuerà con Marco Luciano, regista del Teatro Nucleo, il giovane pittore Luca Masi che ha realizzato un progetto sull’arte con alcuni detenuti e la coordinatrice del Cpia, Irene Fioresi che coordina la scuola in carcere.
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