Ostellato. Sei anni di reclusione. Sono quelli a cui il gup Roberta Malavasi del tribunale di Bologna ha condannato, accogliendo le richieste del pm Giampiero Nascimbeni, il 22enne ferrarese che – lo scorso gennaio – era stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di aver commesso abusi sessuali su quattro bambini – di età compresa tra i 3 e i 5 anni – della scuola materna di Ostellato, in cui svolgeva il servizio civile.
Il giovane, che a giugno aveva confessato gli abusi (documentati anche da video ripresi da telecamere nascoste installate dagli investigatori durante le indagini), era a processo per violenza sessuale e per detenzione e accesso a materiale pedopornografico, e aveva scelto di farsi processare con rito abbreviato.
L’imputato è stato anche condannato a versare una provvisionale di 10.000 euro a ciascuna delle famiglie dei bambini vittime accertate degli abusi, che si erano costituite parte civile.
Parte civile anche l’istituto scolastico di Ostellato, che sarò anche lui risarcito. A tal proposito, il legale rappresentante della struttura, “nel rinnovare la piena solidarietà e vicinanza alle vittime dei reati ed alle loro famiglie, tiene a rappresentare che le indagini svolte dalle Procure della Repubblica di Ferrara e di Bologna non hanno fatto emergere alcun profilo di responsabilità in capo alla struttura o al suo personale, ed infatti nessuno della struttura è stato mai sottoposto ad indagini. Si insiste quindi nel chiedere – a tutti – di evitare insinuazioni e accuse nei confronti della scuola e del personale in mancanza di qualsiasi elemento”.
Sul punto, l’avvocata Stefania Mannini, che assiste alcune delle vittime, commentando la sentenza emessa oggi sottolinea, come già fatto in passato, che “restano dei punti da chiarire per quanto riguarda la scuola, ad esempio il fatto che l’imputato venisse lasciato solo con i bambini anche se non avrebbe potuto starci, dal momento che stava svolgendo il servizio civile». Inoltre, come riporta l’Agenzia Dire, la legale si dice “perplessa” per il fatto che, almeno finora, “non siano stati fatti approfondimenti per chiarire se l’imputato, che era in possesso di un’ingente quantità di materiale pedopornografico, facesse parte di una rete più ampia”, anche se, ricorda, “c’è un altro filone di questa inchiesta ancora in corso“.
L’inchiesta era nata lo scorso autunno, quando alcuni genitori si erano accorti dei cambiamenti nei comportamenti dei loro figli e avevano denunciato la situazione. Da lì, il pm Ciro Alberto Savino della Procura di Ferrara, insieme ai carabinieri, aveva avviato una serie di corpose attività investigative.
I militari, coordinati dalla Procura, avevano così installato telecamere nascoste e microfoni ambientali e, dopo aver avuto riscontro della segnalazione tramite le videoriprese, erano subito intervenuti per fermare e arrestare il 21enne.
L’operazione era avvenuta lo scorso 31 gennaio, quando due militari in abiti civili, adottando le cautele necessarie per non turbare la serenità dei bambini, che quindi non si erano accorti di quanto stava accadendo, erano entrati nella scuola e avevano immobilizzato il ragazzo, portato fuori con le mani dietro la schiena.
Il giovane era stato inoltre sottoposto a perquisizioni domiciliari e informatiche che hanno dato esito positivo. Nel telefono e nel pc dell’indagato è stato trovato materiale pedopornografico, in parte prodotto e poi diffuso da lui stesso, in parte scaricato dal web e da alcune chat Telegram: in tutto 112 foto e 9 video.
Le motivazioni della sentenza verranno depositate nel giro di 30 giorni.
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